Intervista all’autore…
Alessandro Sbrogiò

Buongiorno lettori,
per questa rubrica oggi vi presento Alessandro Sbrogiò.

Autore di cui vi ho segnalato il romanzo Il falò del Saraceno.

Diamogli un grande Benvenuto ed eccovi l’intervista.

1 – Raccontaci di te.

Ho 59 anni, sono siciliano naturalizzato nel Veneto. Per lavoro mi occupo del settore artistico/culturale, ma ho un lungo passato di musicista e una viscerale passione per la scrittura.

2 – Quando è nata la passione per la scrittura?

È figlia della passione per la lettura, avendo iniziato a leggere libri precocemente: ricordo che ero uno dei pochissimi bambini delle elementari a chiedere in prestito libri in biblioteca. Qualche anno più tardi mi è venuto naturale iniziare a scrivere piccole cose ad uso personale, senza nessuna velleità. E così avrei continuato non avessi vinto nel 2017 il Premio da Ponte della casa editrice Diastema.

3 – Quali sono i libri e / o racconti che hai pubblicato finora?

A seguito del premio Da Ponte, Diastema ha pubblicato nel 2018 il romanzo Cadenze D’Inganno. La stessa casa editrice nel 2019 ha deciso di dare alle stampe il mio secondo romanzo Orchestra Tipica Madero. Nel 2020 il mio racconto Le Variazioni Goldberg è stato inserito nel volume Antologia Criminale, per il Garfagnana in giallo Barga Noir, edito da Tralerighe. 

Nel 2021 il mio terzo romanzo Il falò del Saraceno è stato pubblicato da Bookabook.

4 – Da cosa trai ispirazione per le tue storie?

In genere tutto nasce da una “cellula”, da un’idea, un’intuizione che mette radici nella mia testa e, quasi da sola, ramifica in una possibile trama. Se proprio non riesco a togliermela dalla testa, vuol dire che vale la pena di lavorarci. Inizia allora il lavoro vero, quello di documentazione e ricerca, che è portatore di sviluppi e varianti. Infine, le varie riscritture e, determinante, la capacità di mettersi in discussione, soprattutto tagliando e sfoltendo tutto ciò che non è prettamente necessario alla trama.

5 – I personaggi sono meramente inventati o ricalcano qualche persona reale?

In generale sono piccoli mostri del dottor Frankenstein: li compongo di caratteri rubati a qualcuno che conosco, di componenti utili alla storia, spesso inventati, ma nella loro completezza non esistono. Certamente in tutti c’è qualcosa di me, mi piace “spargermi” sui personaggi. È una operazione interessante quella di andare a scavare il peggio di te per far vivere un personaggio negativo, così come il contrario.

6 – Cosa ne pensi del self publishing?

Scrittori illustri, nel passato ne hanno fatto uso. Diciamo che, come tutte le cose umane, il self publishing ha valenze positive e negative.

7 – Se a tua volta sei un autore self curi da solo ogni fase di pubblicazione o ti avvali di qualche collaboratore (esempio: agenzie letterarie, correttori di bozza, illustratori, ecc.)?

Il limite che mi pongo è proprio quello di pubblicare solo se trovo un editore, anche piccolo, ma disposto a supportarmi. Poi ho dei fidatissimi amici che mi aiutano nella revisione e nella correzione di bozze.

8 – Cosa ne pensi delle case editrici a pagamento?

Non è ambiente che conosco. Di certo, come nella musica, ormai gli scrittori sono diventati un target a cui vendere un’infinità di servizi, servizi che dovrebbe fornire la casa editrice, se ci fosse. Negli Stati Uniti questa editoria è conosciuta come “vanity press”, su questo bisognerebbe sempre riflettere.

9 – Ultimamente stai lavorando a qualche nuova opera?

Niente di concreto a dire il vero: ho nel cassetto l’eterno libro di racconti da completare. Un progetto audiovisivo su alcuni scrittori veneti da realizzare con alcuni carissimi amici e straordinari professionisti. Ogni tanto butto giù qualche pagina di una embrionale storia seriale di arte e crimini: argomenti che secondo me si sposano benissimo.

10 – Come concili la passione per la scrittura con la vita personale e quotidiana?

Mi verrebbe da dire con difficoltà, nel senso che, come tutti, amerei dedicarmi solo alle cose che mi gratificano. In realtà svolgo un lavoro che mi piace molto e se trovo il momento anche per scrivere o comporre musica, raggiungo la felicità (di breve durata, la vera felicità).

11 – A quale autore / autrice ti ispiri, se ti ispiri?

Mi viene molto difficile citare un modello: in passato ero molto influenzato dalla Beat Generation, mi piaceva la scrittura ruvida, immediata, per nulla ampollosa. Da sempre amo la grande fantascienza di Asimov, Ballard, e sono fan sfegatato di Douglas Adams. Mi piace perdermi nei labirinti di Borges e anche in quelli di Murakami. Mi impressionano le trame complesse ma alla fine comprensibili, che al termine della lettura ti lasciano un senso compiuto.

12 – Qual è il tuo libro preferito?

Cambio continuamente, non sono fedele. Certo, data la mia età, ho amato molto e a lungo “Frammenti da un discorso amoroso” di Roland Bartes. In questi giorni sto terminando di leggere un libro che non ho potuto che amare per la sua originalità, perfezione e capacità di raccontare un’epoca: Patria di Fernando Aramburu.

13 – Cosa ne pensi del mondo dell’editoria in generale?

Che è un mercato che deve funzionare: i libri devono vendere, se no non ha senso pubblicarli. Certo un pizzico di etica in più sarebbe utile: ciò che vende bene dovrebbe aiutare gli operatori a investire su ciò che, per vendere, ha bisogno di una certa preparazione, di una comunicazione un po’ più complessa.

14 – Dove possiamo contattarti (e- mail, pagine social, blog personale, ecc.)?

info@alessandrosbrogio.com

http://www.alessandrosbrogio.com

https://www.facebook.com/alessandro.sbrogio

https://www.instagram.com/alessandrosbrogio/

 

Grazie infinite Alessandro per aver accettato questa intervista. Ne sono proprio contenta, e devo dire che non sapevo che in America l’editoria a pagamento venisse chiamata vanity press, e hai ragione fa molto riflettere.
Spero che sia piaciuta anche a voi e fatemi sapere se conoscevate questo bravo autore e se avete letto i suoi libri.

Buona lettura!