Intervista all’autore…
Giorgio Donato
Buongiorno lettori,
per questa rubrica oggi vi presento Giorgio Donato.
Autore di cui vi ho segnalato il romanzo Oneiros – Un nuovo viaggio.
Diamogli un grande Benvenuto ed eccovi l’intervista.
Questa è sempre la parte più difficile. Non so come, ma ho 44 anni. Devo essermi distratto a un certo punto. Sono Siciliano, amo e odio la mia terra e questo credo traspaia abbastanza da quello che scrivo. Dal mio lavoro (non chiedermi quale sia perché non l’ho capito esattamente nemmeno io) ho ricavato una grande predisposizione all’organizzazione, che è stata utilissima nel definire incroci e linee narrative del mio romanzo.
La passione c’è sempre stata, ma è alle superiori che ho cominciato a scrivere in modo più organizzato. Si trattava principalmente di parodie a beneficio dei miei compagni, ormai quasi tutte perdute, tranne una, preservata e custodita da un caro amico, basata sul romanzo “Il nome della Rosa”.
Un Nuovo Viaggio è a tutti gli effetti il mio esordio editoriale.
Viaggi, musica, libri, film. Qualunque cosa che trasmetta emozioni in qualche modo viene riversato nella scrittura. Ispirarsi senza cedere all’imitazione, possibilmente. Il titolo stesso del libro, “Un Nuovo Viaggio” richiama alla mia più grande passione: appunto, viaggiare. Negli ultimi tempi mi sono però reso conto di come molte delle emozioni di cui è impregnato risalgono alla mia infanzia, quando ero confinato in un minuscolo villaggio sulla costa tirrenica messinese, e i viaggi potevo solo sognarli.
C’è molto di tante persone che ho conosciuto nei personaggi che ho scritto, ma in nessun caso una persona e un personaggio si identificano. Raccolgo cose qua e là per ognuno di loro, talvolta in modo più consapevole, talvolta meno. E in ognuno c’è probabilmente una parte di me stesso.
È una via a cui ho pensato ovviamente, per non dover affrontare le forche caudine dell’editoria tradizionale; la mia scelta in effetti non è stata lontana, avendo optato per una casa editrice che opera tramite crowdfunding. Tutti devono poter avere una possibilità e self publishing non è sinonimo di autore scarso, come casa editrice tradizionale non è garanzia di virtuosismo letterario. La cosa fondamentale è riconoscere il più possibile i propri limiti e farsi aiutare a superarli.
Ho trovato fondamentale l’apporto di tutti i professionisti che mi hanno affiancato, da chi si è occupato dell’editing a chi ha curato la mappa e, naturalmente, a chi mi ha sopportato nella definizione dell’immagine di copertina, forse il momento più stressante in assoluto.
Dipende per cosa paghi. L’importante è la sincerità e la chiarezza. Per la mia limitata esperienza, devo dire che a molte di esse è preferibile il self publishing puro. Una casa editrice che opera praticamente come una stamperia non fa altro che cannibalizzare i sogni e le aspirazioni, rischiando di rovinare, tra molti autori non brillanti, anche potenziali talenti.
Non “ultimamente”, ma da parecchio, sto lavorando al completamento del ciclo di Oneiros. Ho molto materiale scritto, in alcuni casi appena abbozzato, in altri meglio definito, ma per “La pazienza del ragno” [titolo provvisorio], il seguito di Un Nuovo Viaggio, non ho ancora preso una decisione definitiva su quale sia la parte di trama da mettere assieme.
Non sono uno scrittore rapidissimo. Per lo più prendo appunti durante la giornata, man mano che mi si presentano le idee, per poi provare a concentrarmi sulla scrittura in modo più organizzato quando mi è possibile: sera, fine settimana. Ci sono lunghe pause di inattività e momenti di fermento e prolificità.
Ho uno stile di scrittura differente, ma credo che Asimov sia l’autore che più di tutti mi abbia formato.
A questa domanda potrei rispondere ogni volta con un libro differente. Ho apprezzato generi distanti, libri più o meno recenti. In questo momento, per il contributo fornito alla trama di Oneiros, direi Notre-Dame de Paris, di Hugo.
Spesso è ammantato di un’aura di misticità per nascondere una realtà molto più prosaica: massimizzare i profitti, limitando sforzi e rischi. Ma va anche compreso, soprattutto in questo momento storico. Inoltre, ci sono delle realtà che tirano avanti con orgoglio e passione ammirevoli, talvolta commoventi.
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Grazie infinite Giorgio per aver accettato questa intervista. Ne sono proprio contenta, e hai detto bene: il self publishing non è sinonimo di cattivo libro, né una casa editrice significa buon libro.
Spero che sia piaciuta anche a voi e fatemi sapere se conoscevate questo bravo autore e se avete letto il suo libro.
Buona lettura!