Intervista all’autore…
Pablo Ayo


Buongiorno lettori,
per questa rubrica oggi vi presento Pablo Ayo.
 

Autore di cui vi avevo segnalato il romanzo Huntermoon – L’inganno di Ogmareth.

 

Diamogli un grande Benvenuto ed eccovi l’intervista.

 

1 – Raccontaci di te.
Sono un ibrido: un po’ disegnatore, un po’ scultore, scrittore con la propensione al giornalismo. Sono pubblicista tesserato dal 2004. Ho fatto di tutto, dall’insegnare arti marziali a disegnare fumetti. Ho fatto il grafico pubblicitario per anni, anche se il mio grande amore, oltre libri e cinema, sono i manga giapponesi e i comics americani.

 
2 – Quando è nata la passione per la scrittura?
Ho sempre letto. Sono cresciuto negli anni 70, quando non c’erano né internet né i videogames, la tv aveva tre canali ed era in bianco e nero. I libri erano l’unica maniera per viaggiare in altri luoghi e attraverso il tempo. Ero un lettore famelico. Leggevo libri di avventura, gialli, ho divorato i romanzi di Jules Verne e tutti i ventisei volumi del ciclo di “Tarzan” di Edgar Rice Burroughs, fatti benissimo. Poi ho scoperto la fantascienza: ho letto di tutto, da Isaac Asimov a Philip Dick, da Robert Heinlein a Ray Bradbury. Infine, mi sono avvicinato anche al Fantasy. Ovviamente l’emozione che mi trasmetteva la lettura era tale che ben presto, all’età di dodici anni, ho cominciato a creare piccole storie scrivendole con l’aiuto di una vecchia Olivetti.

 

3 – Quali sono i libri e / o racconti che hai pubblicato finora?

Ho scritto dodici libri finora, tre romanzi e nove saggi. Devo ammettere, però, che mi diverto molto di più a scrivere romanzi!

 

4 – Da cosa trai ispirazione per le tue storie?

Dipende: in “Otello e la maledizione degli Hotel” ho ripreso molti elementi della vita a Roma (e in Italia in generale), è una carrellata di personaggi molto tipici, mentre la storia in particolare è incentrata sulla lotta del protagonista per riconquistare la sua fortuna. Invece nella saga fantasy di “Huntermoon”, l’ispirazione è arrivata dai romanzi e dai film epici e dalle fragilità tipiche di alcuni esseri umani.

 

5 – I personaggi sono meramente inventati o ricalcano qualche persona reale?

In genere sono tutti inventati di sana pianta, poi è chiaro che, inconsciamente, esiste la possibilità di essere influenzato da persone reali che possono anche fare parte del mio quotidiano. A livello visivo mi aiuto immaginando, a volte, la fisionomia di alcuni attori perché mi rende più semplice visualizzare le espressioni dei personaggi. Ad esempio, quando ho scritto “Otello e la maledizione degli hotel”, il protagonista l’ho pensato somigliante a Luca Argentero, mentre il suo amico, Evaristo, con il volto di Claudio Amendola quando aveva trent’anni. Per “Huntermoon” è stato diverso, i personaggi sono venuti fuori così com’erano, si sono autodelineati con caratteristiche tutte loro: ritengo che vivano davvero di vita propria in qualche dimensione parallela.
 

6 – Cosa ne pensi del self publishing?

Fino a pochi anni fa era un vero stigma, l’angolo dei disperati. Ora, grazie alle ottime piattaforme e ai tool di sviluppo messi a disposizione degli scrittori, è diventata un’ottima alternativa alle case editrici, purtroppo sempre più trascurate e poco attente ai bisogni di lettori e autori. Una vera tristezza.

 

7 – Se a tua volta sei un autore self curi da solo ogni fase di pubblicazione o ti avvali di qualche collaboratore (esempio: agenzie letterarie, correttori di bozza, illustratori, ecc.)?
Faccio quasi tutto da solo: scrittura, ricerche bibliografiche e storiche, grafica, copertine, illustrazioni. Per l’editing e il marketing mi danno una grande mano Concetta Scutellà e Claudia Ruzzi, due donne davvero in gamba e molto pazienti. 
 

 

8 – Cosa ne pensi delle case editrici a pagamento?

Sono tout court una presa in giro, nel 99% dei casi i libri lì non decollano. Una grossa perdita di tempo e di denaro.
 
9 – Ultimamente stai lavorando a qualche nuova opera?
Sì, sto lavorando a un nuovo romanzo. Stavolta parlerò di UFO da una prospettiva inedita, analizzando la figura di Gesù in chiave extraterrestre. Affrontare questi argomenti sotto forma di romanzo, invece che con un saggio, è una bella sfida.

 

10 – Come concili la passione per la scrittura con la vita personale e quotidiana?
Ovviamente facendo sacrifici. Scrivo molto velocemente, tuttavia il lavoro di documentazione e revisione è lungo e faticoso, per cui domeniche e festività talvolta le passo davanti al PC, così come diverse nottate.  Però sono sempre presente nella vita di mio figlio e delle persone a cui tengo, non trascuro i miei affetti. A rimetterci più che altro è il mio sonno.

 

11 – A quale autore / autrice ti ispiri, se ti ispiri?
Ci sono autori che amo per lo stile come Ransom Riggs, altri per la dinamica delle trame – Burroughs era un maestro in questo, ma anche Salgari – o per come delineano i personaggi, vedi ad esempio Chuck Palahniuk. Rileggo con piacere anche Manzoni o Ariosto. Nei romanzi fantasy per alcuni modi di dire e per la metrica espressiva mi ispiro molto all’Edda di Snorri o al ciclo finlandese del Kalevala.
 
12 – Qual è il tuo libro preferito?
Dei miei o di altri autori? Dei miei sicuramente il ciclo di “Huntermoon”. Su di me ha avuto un grande impatto Papillon, l’autobiografia di Henri Charrière. È una narrazione asciutta, essenziale, ma profondamente evocativa e trascinante, scritta da chi ha avuto una vita terribile e piena di avventure, l’avrò letto almeno trentacinque volte. Amo “American Gods” di Neil Gaiman e alcuni lavori di fantascienza, come “Quoziente 1000” di Poul Anderson o “Fiori per Algernon” di Daniel Keyes. 

 

13 – Cosa ne pensi del mondo dell’editoria in generale?
L’editoria intesa come carta stampata sta soffrendo per la contrapposizione con i mezzi digitali, più rapidi e versatili. Le case editrici intelligenti stanno invece sfruttando abilmente le nuove possibilità, con edizioni digitali, promozioni, booktrailer e altre iniziative. Diciamo che in Italia siamo al Cretaceo, le case editrici, anche quelle importanti, sono dirette da dinosauri ciechi incapaci di capire come si sta evolvendo il mercato. La crisi economica e la massificazione mercificante del libro come prodotto a basso costo fanno sì che anche le case editrici più blasonate non curino il libro né l’autore come dovrebbero: zero promozione, zero attenzione all’autore, zero editing, stampa di trecento copie per tutto il territorio nazionale, zero trasparenza nei conteggi del venduto e rallentamenti nei tempi di pagamento. Tutto questo, naturalmente, se sei un autore normale; se, invece, sei raccomandato, con il papà imprenditore milionario o lo zio senatore, di colpo ti affidano due ghost writers, tre supervisori per l’editing, ti stampano un milione di copie e ti promuovono in radio e TV. È una situazione di uno squallore dequalificante, una vergogna per un settore come quello letterario che dovrebbe promuovere la cultura e la creatività. Una famosa autrice italiana ha raccontato di avere semplicemente spedito il proprio manoscritto a un’importante casa editrice e di aver ricevuto, una settimana dopo, una telefonata da parte di uno dei dirigenti “colpito dalla sua bravura”. Prego i giovani scrittori di non cadere nell’illusione che una cosa del genere possa mai accadere a nessuno che non sia imparentato con un pezzo grosso. In Italia certe cose non cambiano mai e il fatto che i media propinino storielle in stile “Cenerentola” fa davvero rabbia.
 
14 – Dove possiamo contattarti (e- mail, pagine social, blog personale, ecc.)?
Sono presente su diversi social: instagram, Facebook, Twitter, su Youtube con il mio canale “Pablo Ayo: Frontiere” e naturalmente sul mio sito web ufficiale, PabloAyo.com.
 
Grazie infinite Pablo per aver accettato questa intervista. Ne sono proprio contenta e presto leggerò il tuo libro.
Spero che sia piaciuta anche a voi e fatemi sapere se conoscevate questo bravo autore e se avete letto i suoi libri.


Buona lettura!