La parola all’autore:
“Ancora tu”

di
Artemide Waleys

Buongiorno lettori,
eccomi con la rubrica “La parola all’autore” (se ancora non la conoscete è una rubrica di approfondimento su autrici e autori e i loro libri, e gli approfondimenti sono scritti direttamente dalle autrici e dagli autori interessati).

Ecco che ritorna Artemide Waleys e ci parla del suo ultimo romanzo Ancora tu (in fondo al post tutti i link riguardanti l’autrice).

 

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?

Ecco qui la frase della celebre canzone italiana di Lucio Battisti con cui io, Jacopo, ho suggerito alla mia amica e autrice Artemide Waleys (per la quale lavoro) per il suo nuovo libro.

Un libro molto bello e intenso che, al momento della sua prima stesura, non aveva per l’appunto un titolo.

E ora vi lascio ad Artemide, che vi presenta appunto Ancora tu.

Come mai questo titolo?

Perché i due protagonisti, Julian e Kyle, hanno alle spalle una storia d’amore davvero tormentata.

Conosciutisi per caso durante un viaggio, dopo il classico colpo di fulmine hanno iniziato una relazione da montagne russe.

Julian è una persona molto intransigente, anche con se stesso.

Kyle ha subito diversi traumi, durante l’infanzia, e non riesce mai a fidarsi fino in fondo di Julian: ogni volta che la loro storia sembra assumere una piega più seria, lui fugge via.

Ed è così che Julian decide di tagliare i ponti, questa volta in modo definitivo, ma è proprio qui che Kyle ritorna e dice di essere cambiato…

Come avrete immaginato, i temi del mio gayromance sono due.

Il primo è la fiducia.

Senza fiducia non c’è rispetto e senza rispetto non può esserci una relazione: sia Julian che Kyle dovranno capirlo, altrimenti per loro non ci sarà futuro.

E poi c’è il tema dei fantasmi del passato, che dovranno affrontare entrambi per diversi motivi, ma su questo non vi anticipo niente.

Posso però rivelarvi una chicca: per creare Julian e Kyle mi sono ispirata a una canzoncina di un vostro spettacolo, lo Zecchino d’oro, che dice “cane e gatto, chi l’ha detto che non si può?”.

È una delle pochissime filastrocche italiane che conosco e mi è sempre piaciuta molto.

Grazie a Ilaria, che ha ospitato me e Jacopo, e grazie a voi lettori!

 

Grazie tante Artemide e Jacopo per averci raccontato queste interessanti informazioni.
Oh come capisco questo aspetto di questa tormentata relazione! Bisogna trovare un equilibrio, altrimenti appunto non ci può essere una relazione… e poi i fantasmi del passato assicuro che fanno male… però bisogna cercare di superarli.

A proposito mi viene in mente la sigla della soap opera “Centovetrine”, dove una parte è proprio azzeccata:
Ma c’è una storia che non trova pace
la storia mia con te tra buio e luce
che vive di ogni cosa che fai…
è una storia che ci divide e poi ci prende con se…

E voi cosa ne dite?

Buona lettura!

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