Segnalazione:
Devil’s Temptation
vol. I della Devil saga

di
SabriEl D.C.

Buongiorno lettori,
per Brè Edizioni vi segnalo il romanzo: “Devil’s Temptation vol. I della Devil saga” di SabriEl D.C..

Piacciono sempre le storie d’amore, vero?

Con il lui gran bastardo!

E lei… deliziosa.

Se poi è piccante, piace di più? A me sì!

NOTA: su Amazon per cercarlo non compare in “tutte le categorie”; occorre scegliere la categoria libri o kindle store, mi raccomando.

Biografia:
Classi 1994 e 1980. Una piemontese e l’altra veneta. Sebbene le loro vite siano completamente differenti, una studentessa, l’altra mamma, il destino le ha fatte incontrare due volte. La prima come Eleonora e Sabrina, la seconda come i protagonisti della loro storia. In tempi e modi differenti, tra le due autrici è stato amore a prima vista. Questa unione, nata come un’amicizia profonda e sincera, si è trasformata in un modo che nessuna delle due aveva previsto. I personaggi di questo romanzo erano già lì, nelle loro menti; forse stavano solo aspettando che Eleonora e Sabrina permettessero loro di incontrarsi davvero. Tra risate e confidenze al telefono, tra le difficoltà che la distanza e la vita stessa hanno posto sul cammino di entrambe, si è delineata la storia di Devil e Penelope. Nata per caso, cresciuta passo a passo insieme a loro. Grazie alla passione comune per la scrittura e all’intreccio di idee e fantasie, le due autrici si sono legate in una maniera così indissolubile da diventare molto più che semplici amiche: si definiscono due vere e proprie sorelle di anima. Sabrina vi dirà che il più del lavoro lo fa Eleonora. Eleonora, dal canto suo, sosterrà l’esatto contrario. Ma alla fine si incontrano sempre a metà strada, concordando entrambe su un’unica cosa: nella vita, così come nella scrittura, sono una macchina ben oleata, e dove cade una, arriva l’altra a sorreggerla e a bilanciare il tutto.

Genere: romanzo romance erotico
Editore: Brè Edizioni
Data di pubblicazione: 7 novembre 2022
Numero pagine: 589

Sinossi:
Uno sguardo, uno scambio di battute e le loro esistenze si intrecciano. Devil e Penelope sanno, sono certi, che tra loro stia nascendo un sentimento forte, inarrestabile. Ma allora perché tutti sembrano ostacolarli? Perché Diego e Ares mettono in guardia la ragazza da questo uomo? E dal canto suo, Devil cosa nasconde? Perché sparisce e torna dopo giorni senza dare spiegazioni? Penny non sa niente di lui, non conosce il suo passato e nemmeno il presente, ma di una cosa è certa: è sincero e la ama. Nonostante sia un istintivo, una mina vagante, nonostante sia una persona ombrosa, con lei è sempre rispettoso e adorante. Quindi perché rinunciare a un amore così intenso? In una New York invernale, solo le loro sensazioni possono sciogliere il ghiaccio che avvolge la metropoli. Un romanzo di amore, di dubbi e di speranze, ma soprattutto un racconto di due anime che sanno aspettarsi, che riescono a comprendersi. In un crescendo di colpi di scena e di suspense i due ragazzi lotteranno per fare in modo che le loro emozioni siano più forti di tutto, che riescano a superare tutti gli ostacoli. Ma non sempre tutto va nel modo sperato…

Adatto a un pubblico adulto.

 

Vi lascio un estratto:
Da quando quegli sconosciuti mi hanno riportato a casa, ho passato gli ultimi tre giorni seduta sul divano, rinchiusa in una bolla di completa apatia. Non mi sono nemmeno chiesta chi fossero, così come non mi sono soffermata a chiederlo a loro, in quel momento di totale shock, ma quelle mille domande hanno presto cominciato a graffiare la superficie del mio cervello, come topi rinchiusi in una scatola.

Come facevano a conoscermi? Perché erano lì? Come avrei potuto ringraziarli? In fin dei conti, mi hanno salvato la vita.

Tutte domande di cui, in realtà, non mi interessa neanche avere una risposta.

Mi ci sono messa da sola in questa situazione. È solo colpa mia.

Dai, su Penny, prima accetti di fare una gara in moto con lui, poi di uscirci senza sapere chi sia. E come se non bastasse, ti sei presa anche la briga di prenderlo per il culo con quelle battutine da ragazzina. Che ti serva da lezione, stupida che non sei altro.

Una smorfia di dolore mi deforma il viso quando mi alzo cauta dal divano e mi trascino verso il bagno. Quei pensieri non mi abbandonano per tutto il tragitto, mentre raccolgo in modo meccanico tutti i fazzolettini di carta che ho seminato per casa, testimoni delle infinite lacrime che ho versato.

L’unica cosa sensata che sono riuscita a fare, quella maledetta sera di tre giorni fa, è stata avvertire Alex che sarei mancata per qualche giorno dal lavoro. Una brutta caduta in moto. Questa è stata la scusa che gli ho propinato. In realtà, non mi è venuto in mente nient’altro.

Mi appoggio di peso con entrambe le mani ai bordi del lavandino, sorreggendo il mio corpo ancora dolorante, per poi alzare lo sguardo verso la mia immagine riflessa nello specchio.

È solo colpa tua, Penelope.

«Sì, è tutta colpa mia» sussurro a fatica, lottando contro il dolore al labbro spaccato a metà.

Guarda il lato positivo, il viola ti ha sempre donato.

Continuo a guardare i segni violacei che mi contornano l’occhio ancora gonfio, scendendo con uno sguardo quasi assente sullo zigomo, fino a soffermarmi sulla mandibola, ancora graffiata dal cemento.

In questi giorni ho pensato anche di andare alla polizia, in fondo so che la cosa migliore sarebbe quella di denunciarlo. Eppure, non mi sono mossa da casa, consapevole che se lo avessi fatto, il problema non sarebbe più stato uno solo.

Non voglio che mio padre venga a saperlo.

È da anni che non presta più servizio, eppure non c’è poliziotto del Nord America che non sappia chi lui sia, anche a migliaia di chilometri di distanza. E di conseguenza riconoscerebbero me. Cole: un cognome, un biglietto sicuro per l’inferno. E io non posso permettermi che lui scopra di nuovo dove mio fratello Ares mi ha nascosto qualche mese fa.

Cerco di non far caso alla morsa che mi stringe lo stomaco, solo nel pensare a quella che è tutto, tranne che una figura paterna. O meglio, in realtà lo è stata finché mia madre è vissuta. Con la sua scomparsa? Ha perso tutto, compreso l’amore dei figli.

L’arrivo di un messaggio mi riscuote dalla piega sgradevole che hanno preso i miei pensieri. Distolgo lo sguardo con una smorfia dalla mia immagine riflessa, per poi tornare in salotto e afferrare il telefono dal tavolino basso di fronte al divano.

Alex: “Ho appena finito il cliente delle sedici. Ho un’ora libera. Sicura di non aver bisogno di nulla?”

Scuoto appena la testa a quelle poche parole.

Alex mi ha tempestato di messaggi in questi giorni, offrendosi più volte di passare da me, con una qualsiasi scusa. Eppure, tutto quello che io ho fatto è stato liquidarlo in modo gentile ogni volta, assicurandogli che ho tutto sotto controllo.

Penelope: “Sempre che tu non venga qui con due milioni di dollari… no, non ho bisogno di nulla, grazie.”

Alex: “Dici che il mio bel faccino non li vale tutti quei soldi?”

Penelope: “No.”

Invio il messaggio abbozzando un mezzo sorriso, ma me ne pento subito dopo quando sento la ferita al labbro bruciare. Non faccio in tempo a leggere la sua risposta pressoché immediata, che lo squillo del campanello mi fa sobbalzare dal divano, ghiacciandomi per un lungo istante sul posto.

Al diavolo Penny. Chi vuoi che sia? Al massimo è quello della Dyson che cerca di venderti l’ennesima aspirapolvere.

Mi avvicino cauta alla finestra del salotto, e trattenendo il respiro guardo fuori. Lancio una veloce occhiata al vialetto e riconosco subito la macchina di Diego.

«Che cazzo…» borbotto tra i denti, mentre impiego qualche secondo a decidere di aprigli la porta, mostrandomi in tutta la mia bellezza.

Forza Penny, un bel sorriso e non si accorgerà di nulla.

«Ehi, che ci fai qui?»

Lui rimane a bocca aperta per qualche secondo, fissandomi a occhi sgranati.

«Cole, che cazzo ti è successo?»

Apro di più la porta, permettendogli di entrare.

«Ho baciato l’asfalto con la moto. Lo sai come sono passionale» cerco di ironizzare, e lui sembra cogliere al volo.

«E a quanto l’avresti baciato?»

«Più o meno dopo i preliminari.»

Lui rimane immobile a fissare i lividi sul mio volto, come a valutare i danni di quella caduta.

«Diego, hai intenzione di entrare oppure no?»

Sembra riscuotersi per un momento, prima di varcare la soglia con passo deciso, senza farselo ripetere due volte.

«Come mai sei venuto?» mi sposto a fatica verso la cucina, con l’intenzione di prendergli una birra, ma lo ritrovo nel giro di pochi secondi al mio fianco, con un braccio a circondarmi la vita e la mia traiettoria deviata in modo magistrale verso il divano.

«Cole siediti, la strada verso il frigo la conosco. Ci penso io. Siediti, cazzo.»

Mi sistemo con cautela sul divano, proprio mentre lui torna dalla cucina con due birre.

«Io no, grazie.»

«Ah, giusto Penny. Gli antidolorifici» abbandona la mia bottiglia sul tavolino e poi affonda sul divano accanto a me, in tutta la sua mole. Rimane per un lungo momento a guardarmi in silenzio, sorseggiando la birra, fissandomi in viso mezzo girato verso di me.

Okay, deve decisamente smetterla. Possibile che non mi sia mai accorta di quanto belli siano i suoi occhi?

«Dai, racconta Cole.»

Passo la mezz’ora successiva a metterlo al corrente fin nei minimi dettagli su una cosa che non è mai accaduta. Non pensavo di essere così brava a mentire. Eppure, lui sembra bersela tutta.

«Cazzo Penny, potevi chiamarmi invece di affrontare tutto da sola.»

Alzo le spalle come a voler dire “ormai”. Restiamo per un lungo momento a fissarci, uno accanto all’altra, senza dire una parola.

D’accordo, questo silenzio sta diventando davvero troppo imbarazzante. Urge cambiare discorso. E alla svelta.

«Ora che sai tutto, mi dici come mai sei passato?»

Sospira, come se si sentisse a disagio, per poi passarsi una mano sui capelli, ricacciando indietro quel ciuffo ribelle che gli è caduto sulla fronte.

«Volevo scusarmi di persona per non averti dato un passaggio il giorno del brunch. Sai…»

«Oddio García, me ne ero già dimenticata. Sono passate settimane.»

«Lo so. Da quando ho chiuso con Petra, sto iniziando a vedere le cose in maniera diversa.»

Fermi tutti. Cosa ha appena detto? Non sta più con il Sergente Petra? Ma da quando?

«E io, beh, sono stato un pezzo di merda, Penny.»

«Hai ragione.»

Flette un sopracciglio, forse sorpreso dalla mia risposta alquanto diretta, per poi scoppiare a ridere, trascinando anche me.

«Si vocifera che hai chiuso con Mark.»

Mi irrigidisco a quelle parole, non riuscendo nemmeno a formulare una risposta. Dopotutto cosa posso dirgli? A quanto sembra lo sanno già tutti.

Non so se più per il mio silenzio o per la smorfia di disappunto che devo avere stampata in faccia, ma lui non indaga oltre e cambia discorso.

«Da quanto tempo non mangi?» quella domanda aleggia per un momento nella stanza, seguita da un silenzio pesante.

A dire il vero, nemmeno mi ricordo quando è stata l’ultima volta.

«Un po’.»

Guardandomi dritto negli occhi, allunga una mano verso il mio volto, e con un dolce sorriso sulle labbra mi sfiora lo zigomo livido. A quel lieve tocco, socchiudo gli occhi e rilascio un sospiro.

«Doppia mozzarella, se non ricordo male.»

Se lo è ricordato.

 

Interessante, cosa ne dite?

Buona lettura!