Segnalazione:
Siamo uomini o caporali?:
Il mestiere del Capo, del Leader, del Manager
di
Gianni Barison – Mario Pastore – Giulio Spreti

Buongiorno lettori,
per Brè Edizioni vi segnalo il saggio: “Siamo uomini o caporali?: Il mestiere del Capo, del Leader, del Manager” di Gianni Barison – Mario Pastore – Giulio Spreti.

Biografia:
Mario Pastore, esperto di organizzazione, docente in ambito manageriale e comportamentale. Giornalista a ‘La Stampa’ di Torino, direttore del personale di una grande azienda manifatturiera, dopo un lungo periodo come consulente e quindi amministratore di Forrad e Forbank, vive l’esperienza di Vicedirettore generale di una Cassa di Risparmio. È tra i primi docenti di Centro Internazionale FOR di cui diventa Presidente nel 2012.

Giulio M. Spreti, esperto di marketing. Docente in ambito manageriale e comportamentale. Matura la sua esperienza in agenzie di Direct Marketing a livello internazionale, divenendo Direttore generale di Rapp & Collins. Approda alla formazione in Accademia di Comunicazione a Milano. Collabora come Cultore della Materia al Politecnico di Milano. Dal 2012 è Direttore generale di Centro Internazionale FOR.

Gianni Barison, Direttore generale di Banca Patavina. Nasce, dal punto di vista bancario, nella BCC di Piove di Sacco da cui si sposta per divenire Direttore generale della BCC di Cartura, ora Banca Annia. Nel 2006 viene assunto in Iccrea Holding come Dirigente, riveste anche altri ruoli nei Consigli di alcune società del Gruppo Bancario. Nell’aprile 2010 ritorna alla BCC di Piove di Sacco con l’incarico di Direttore generale. Nel 2016 promuove la fusione della Banca di Piove di Sacco con BCC di Sant’Elena, dando vita a Banca Patavina.

Genere: saggio di formazione per manager, imprenditori, capi in genere.
Editore: Brè Edizioni
Data di pubblicazione: 24 febbraio 2022
Numero pagine: 208

Sinossi:
È innegabile che la pandemia abbia sconvolto le nostre vite, ripercussioni che si sono abbattute anche sul mondo del lavoro. Abbiamo cominciato a parlare di smart working, di call e il ruolo dei lavoratori ha assunto un significato diverso. Come è cambiata la funzione di Capo? E le mansioni dei sottoposti hanno subito delle modifiche? In questo testo verranno prese in esame le diverse figure, le loro funzioni prima e dopo il Covid-19. Come deve comportarsi un manager? Sono stati presi in esame personaggi famosi, autoritari, al fine di esaminarli ed estrapolare la loro unicità come Capo. Si passa da Marchionne a Gualtiero Marchesi, da Maria Montessori a Mattei, Gorbaciov, Barenboim. Protagonisti del loro tempo, persone che non vogliono presentarsi come eroi, individui a volte troppo sopra le righe, ma è innegabile che siano stati trascinatori, leader. Una disamina attenta e accurata, un saggio per carpire i segreti dell’uno e dell’altro, per costruire una figura di Capo efficiente. Un leader, per essere tale, ha bisogno di circondarsi di collaboratori validi, pronti a seguirlo, ma liberi anche di esprimere le proprie opinioni e le proprie idee. Perché un manager non sarebbe tale, senza dipendenti che, a loro volta, devono essere responsabili delle loro mansioni e collaborare per il bene comune di tutti.

 

Vi lascio anche il comunicato stampa:
La pandemia ha sconvolto le nostre vite, ripercussioni che si sono abbattute anche sul mondo del lavoro. Abbiamo cominciato a parlare di smart working, di call e il ruolo dei lavoratori ha assunto un significato diverso. Come è cambiata la funzione di Capo? E le mansioni dei sottoposti hanno subito delle modifiche?

A queste e a altre domande risponde con interessanti e approfonditi spunti di riflessione il saggio Siamo uomini o caporali? Il mestiere del Capo, del Leader, del Manager (Brè Edizioni) scritto a sei mani da Gianni Barison, Mario Pastore e Giulio Spreti.

“Un’azienda, grande o piccola, è costituita da varie figure: l’imprenditore, gli operai, gli impiegati, i dirigenti, i venditori – ha commentato il consulente editoriale Daniele Aiolfi. Le aziende le fondano gli imprenditori, ma non si è mai vista un’azienda fallita, distrutta per colpa degli operai. È il capo, sempre lui, che determina il successo o il fallimento, è lui che DEVE dare la rotta, la strategia, l’esempio. È lui che si deve sacrificare più di tutti, in cambio degli onori che ne conseguono. Questo saggio, scritto da tre capi di successo, insegna come si conduce alla vittoria una squadra di collaboratori”.

In questo testo sono stati presi in esame personaggi famosi, autoritari, al fine di esaminarli ed estrapolare la loro unicità come Capo. Si passa da Gualtiero Marchesi a Maria Montessori, da Mattei e Gorbaciov a  Barenboim

Un Capo deve ‘fare’ delle cose ma soprattutto deve ‘essere’ – ha dichiarato al riguardo Giulio Spreti.

Sappiamo bene che è assai più facile imparare a ‘fare’ che imparare a ‘essere’. Essere è una questione culturale, intendiamo con questo sostantivo il percorso che ciascuno di noi compie dalla nascita, dai primi mesi di vita fino alla maturità. Il carattere che costruiamo con l’esperienza, l’osservazione, le prove… insieme ai geni che i nostri genitori ci hanno trasmesso, contribuisce a formare la nostra personalità. Non esistono al mondo due esseri perfettamente uguali, anche due gemelli monozigoti formano la propria personalità osservando cose, facendone altre, imparandone medesime con occhi differenti. La nostra cultura, quello che ha contribuito alla nostra formazione è determinante. La cultura è un percorso lungo una vita: modificabile a seconda delle nostre aspirazioni, dei nostri sogni.  Ecco perché l’‘essere’ è molto più difficile del ‘fare’, perché per ‘essere’ ci vuole tutta una vita. Per modificare un percorso sono necessarie consapevolezza, passione, forza d’animo.

Osservare le vite degli altri, di persone che hanno avuto ruoli importanti e hanno espresso caratteristiche particolari può essere d’aiuto per riflettere sulla propria identità di Capo, di Leader. Non per scimmiottare, non per mutuare comportamenti ma per paragonare e trarre ispirazione da caratteristiche che si sono dimostrate vincenti. Da queste considerazioni nasce ‘Siamo uomini o caporali?’

Ciascuno di noi è unico e ciascuno deve trovare la propria ‘via’ per interpretare un ruolo, quello del Capo, che è il vero e proprio discrimine tra il successo o meno di un’impresa”.

Nella situazione attuale lo strumento che determina la necessità di un cambiamento radicale (pandemia) non solo non è modificabile e inderogabile, ma è universale. La conseguenza è che dovremmo essere pronti per gestire nel migliore modo la situazione attuale (Covid-19) e agire, contemporaneamente alla fase di soluzione della crisi, con azioni concrete e coerenti per la creazione di una nuova cultura idonea ad affrontare il futuro prossimo e remoto.

“A molti – spiega Mario Pastore – sarà capitato di assistere a una presentazione di multi level marketing dove veniva presentata la storia di qualcuno che partendo da zero e seguendo regole precise era riuscito a divenire in breve tempo ‘qualcuno’.

Tutti noi, che nella nostra ormai strutturata vita professionale ci siamo ritrovati a ricoprire qualche ruolo di rilievo, ci siamo a volte sentiti ripetere il consiglio di affrontare la giornata lavorativa con la convinzione di essere i ‘migliori ‘ seguendo regole precise per ottenere e mantenere il proprio successo.

Molto, forse troppo spesso, si è utilizzato per convincere e per creare ‘cultura manageriale’ il consolidato metodo di apprendimento basato sull’imitazione/emulazione.

Il ripetersi negli ultimi anni di crisi epocali (economiche, sanitarie, belliche) destinate a modificare radicalmente e velocemente i nostri parametri può essere l’occasione per la riformulazione di una nuova cultura manageriale adeguata ai nuovi tempi.

Occorre, a nostro avviso, introdurre nel processo di apprendimento l’aspetto legato alla riflessione per garantire alle persone interessate di avere una parte attiva.

Abbiamo perciò intrapresa l’idea di un progetto, di cui ‘Siamo uomini o caporali’ è il primo step, in grado di offrire concretamente gli strumenti concettuali per potere gestire il proprio ruolo in modo attivo e adeguato ai nuovi tempi.

Non quindi un saggio tradizionale con la proposizione di un ‘decalogo’ vincente, bensì l’invito a riflettere, attraverso una rapida conoscenza della vita di personaggi famosi, su alcuni aspetti sui quali è possibile lavorare, ispirandosi, senza tuttavia cadere nel rischio di cercare di imitare persone uniche e non ripetibili”.

In quest’ottica il ruolo, individuale in generale, e di ‘Capo’ in particolare, diventa centrale in questa necessaria operazione di revisione culturale dei modelli lavorativi.

“Tutti hanno un ‘Capo’, nella vita professionale e in quella privata – precisa Gianni Barison. Anche il megadirigente – da cui dipendono migliaia di persone, centinaia di Capi – deve rispondere al suo CDA il quale, a sua volta, deve rispondere agli azionisti, al mercato, all’opinione pubblica…

La catena del comando è spesso assai lunga. Ciascun anello per la propria parte contribuisce al successo o all’insuccesso dell’impresa, del Paese o, più semplicemente, della famiglia. In questa catena, però, ogni tanto qualcuno emerge e si staglia come esempio per tutti gli altri Capi.

Nel nostro libro “Siamo uomini o caporali?” abbiamo voluto puntare i riflettori su dodici personaggi che, per motivi diversi, sono stati universalmente riconosciuti come Capi. Certo il loro percorso e affermazione non hanno raccolto solo giudizi positivi – anzi, spesso il carattere non facile ha attirato su di loro critiche anche feroci – ma è indubbio che tutti coloro che abbiamo scelto di prendere ad esempio posseggano o abbiano posseduto una caratteristica che li ha elevati e che più di ogni altra ha contribuito al loro imperituro successo.

Nella personalità di ciascuno convivono caratteristiche che vengono tenute a bada, sopite o, al contrario, incoraggiate ed enfatizzate.

Ciascuno può essere un buon Capo. A patto che sappia cogliere quali aspetti del proprio carattere, della propria cultura, della propria personalità fanno la differenza”.

Con questo saggio i tre autori mettono a disposizione la propria esperienza che li ha portati a essere testimoni privilegiati di un lungo periodo in cui si è sviluppato tale processo e ha permesso loro sia di vivere direttamente il cambiamento culturale alla base dell’interpretazione dei ruoli aziendali e sociali sia di avere un’idea, purtroppo abbastanza precisa, di quello che sta o non sta accadendo sotto la spinta del Coronavirus.

 

 

Interessante, cosa ne dite?

Buona lettura!