Segnalazione:
Giovedì gnocchi
di
Emiliana Catalano

Buongiorno lettori,
vi segnalo il romanzo: “Giovedì gnocchi” di Emiliana Catalano, edito Kubera Edizioni.

Biografia:
Emiliana Catalano, vive e lavora a Santa Marinella, una cittadina sul mare. Artista poliedrica, si è dedicata alla pittura, scultura, composizione di poesie, sin da giovane età. Ha frequentato un corso di massaggio Shiatsu, corsi di hata yoga, insegnandolo in una palestra di Civitavecchia, per circa un anno. Amante delle arti marziali ha praticato il Wing Chun. Dal 1980 circa, ha iniziato a partecipare a varie mostre di pittura, sia personali che collettive; frequentato incontri culturali di poesia, con gruppi amatoriali.

Ha iniziato seriamente la carriera di scrittrice nel 2011, con la pubblicazione cartacea di poesie, sulla Collana intitolata Sentire, le poesie di Emiliana sono state pubblicate anche su Youtube. Tra il 2019 e il 2022 ha pubblicato tre racconti con la Casa Editrice Kubera Edizioni, di cui uno, il noir “Un mercoledì Schifoso”, arrivato secondo in graduatoria, è stato pubblicato in formato Kindle su Amazon.  Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “Il Drappo di Seta” con Place Book Publishing. Il 22 agosto 2022 ha pubblicato il romanzo “Giovedì Gnocchi, con la C.E. Kubera Edizioni.

Genere: romanzo narrativa
Editore: Kubera Edizioni
Data di pubblicazione: 22 agosto 2022
Numero pagine: 320

Sinossi:
La forza del cibo condiviso capace di abbattere qualsiasi barriera sociale e culturale ma anche emotiva e personale, donando una nuova vita e una nuova prospettiva.

Giovedì gnocchi narra della pervicacia e della forza di una famiglia che malgrado subisca perdite strazianti decide di non abbandonarsi alla disperazione ma di rialzarsi sempre e condividere questa particolare “espressione dell’anima” con quanti sono vicini attraverso un semplice ma significante piatto di gnocchi ogni giovedì. Più che una tradizione un vero e proprio rito della memoria che si succede per decadi, di generazione in generazione, passando dal capofamiglia Mimmo alla piccola nipote Mimì, fino a oltrepassare qualsiasi confine, geografico ed emotivo, in cui vari elementi si fondono nella celebrazione delle emozioni.

 

Il romanzo presenta un Prologo ed è diviso in tre parti:

Prologo

Giove, Umbria

1974

Era da poco passata l’una di notte, Mimmo si rivoltava insonne nel letto nel tentativo di allentare la presa su ciò che conosceva già di sé, del suo passato e del mondo. Lui non andava mai nella direzione che gli indicava la paura, sceglieva sempre la via della gioia, la via dell’amore, ma i ricordi lo avevano colto indifeso e si trasformarono in incubi. Per niente al mondo voleva rivivere gli atroci anni della guerra, e si diresse verso quell’interiorità più profonda che, a tratti, si manifestava attraverso il suo Io. Giunse, così, a un confine nel quale si ritrovò davvero solo, al cospetto di quel Sé che non conosce né gioie né dolori.   

Maria, che dormiva accanto a lui, si agitò nel sonno, lamentandosi. Lo Spirito di Mimmo, riafferrato dalla materia per niente disposta a cedere alla luce, riattraversò a ritroso il confine e si imbatté di nuovo nella visione di esseri umani sacrificati alla bestia, individui ridotti a numeri, fatti raggruppati nel calderone della storia. Solo i suoi due figli morti emergevano vividi dal marasma dei ricordi. Per loro aveva creato un varco nel mondo, attraverso il quale, ogni giovedì, giungevano alla festa.

«E tutti gli altri?» Si chiese. «Che ne sarà rimasto di quegli esseri come individui? Chi si ricorderà del loro passaggio nel mondo?»

Un barlume di lucidità gli suggerì che era meglio evitare di porsi troppe domande. Perciò bisognava muoversi.

Si alzò dal letto e scese al piano terra.

Quando mise piede sull’ultimo gradino, Barù, il pastore tedesco, alzò repentino il capo e lo seguì in cucina. Mimmo si accasciò su una sedia e lui poggiò il muso sulle sue gambe.

«Ah, Barù… che tristezza. Ho visto il demone, l’Asura che ha controllato Hitler e ha posseduto molti individui. Sono trascorsi più di trent’anni anni da allora, molte cose sono cambiate, molte dittature, regimi sono crollati, ma io non credo sia scomparso.»

Mimmo chinò il capo affranto, si rianimò solo quando Barù gli leccò la mano.

«Le guerre, Barù», disse carezzandolo, «oltre a orrori e morte portano dolore, miseria e incertezza per lungo tempo, anche dopo la fine dei conflitti. Quella che abbiamo vissuto fu segnata da un periodo oscuro in cui venne cancellato ogni diritto umano. Le persone non sapevano neanche per cosa si stesse combattendo.»

Inalò una boccata d’aria per allentare la tensione e la vide: Mimì, la più piccola dei nipoti. Non fisicamente, no, a quell’ora lei dormiva.

«Io lo so Barù… Ho visto. Sin dalla nascita lei ha mostrato doti particolari. Sulle ceneri costruirà un percorso, riunendo accanto a sé giovani speciali.»

Barù lo fissò con aria solenne, come se approvasse.

«Fra poco il sole sorgerà ancora. Che dici Barù, ce ne torniamo a letto?»

Barù lo seguì fin sopra le scale, quando la porta della camera si chiuse ridiscese nell’androne.

Prima di infilarsi sotto le lenzuola, Mimmo diede un’occhiata a Maria; ora dormiva serena, un sorriso aleggiava sulle sue labbra e lui pensò che dopotutto la vita aveva ancora molto da offrire.

Aver però riesumato quegli eventi rese il suo sonno agitato, anche gli alberi intorno al casolare, mossi dal vento, narrarono inquieti la sua tragedia.

 

Prima parteII Guerra Mondiale 1939-1945

Era il 1940, Mimmo Moretti, proprietario terriero, viveva con la famiglia in Contrada de Raspesce, provincia di Grosseto.  La sorella Assunta e il marito Ivano, abitavano a Livorno.

Alle sei di sera del 1940 Benito Mussolini, dal balcone di Piazza Venezia, a Roma, annuncia di aver dichiarato guerra a Inghilterra e Francia. Il 12 giugno Livorno subisce un bombardamento. Ivano, marito di Assunta, viene arruolato, con destinazione: Corazzata Littorio della Regia Marina Militare; a novembre del 1940, a Taranto, la corazzata viene bombardata e Ivano muore. Dopo un ulteriore bombardamento di Livorno, Assunta si trasferisce dal Fratello Mimmo. Il giovedì di maggio 1943, anche il podere di Mimmo viene bombardato; muoiono i due figli più grandi di Mimmo e la sorella Assunta. Il podere è distrutto, e per Mimmo, Maria, e i due figli scampati alle bombe, inizia l’esodo in cerca di un luogo dove ricominciare. Dopo molte peripezie la famiglia di Mimmo si stabilisce a Giove, un paese dell’Umbria, dove iniziano una nuova vita, trasformando il ricordo di quel terribile giovedì in una commemorazione festosa, invitando le persone del paese, molti dei quali parteciperanno. Il rito del “giovedì degli gnocchi” verrà poi portato avanti da Mimì, la bambina dagli occhi di sole, la più piccola dei nipoti di Mimmo, che, crescendo, riunirà intorno a sé giovani speciali, provenienti da varie parti del mondo.

 

Seconda ParteI bambini dagli occhi di sole

Mimì, insieme a Karim, un bambino turco, e Francesco, l’amichetto del cuore, organizza delle recite, dove gli gnocchi sono il filo conduttore. Man mano che crescono, si aggiungono: Egid, un ragazzo curdo; Indira, proveniente dall’India; Andreàs dall’Ungheria; Móirne e la sorella Morena dall’Irlanda. Di seguito si inseriscono i cugini di Mimi: Gianni, e Dario fino ad allora piuttosto ostile. Insieme costituiranno una compagnia teatrale, a cui si aggiungeranno tre ragazzi inglesi. Nel corso delle prove, vivendo tutti a stretto contato nel casolare di Mimmo, si formeranno alcune coppie.

 

Terza Parte – Il teatro

Móirne è in possesso del diario di Inge, un’ava vissuta a Leìtrim, Iralanda, nel lontano 1845, durante il periodo della grande fame: “The Great Hunger”. Così decidono di portare in scena anche quel dramma, prima in Italia, poi a Dublino, al Gate Theatre. Durante il periodo Irlandese, oltre allo spettacolo, affrontano anche i loro personali problemi, in un crescendo di situazioni tristi, allegre, emozionanti. Rientrati in Italia, Mimì e Karim, che nel frattempo si sono sposati, vanno a prelevare all’Isola Maggiore la giovane Bianca, destinata anche lei a fare parte della compagnia. Gianni, fino ad allora, incerto di sé stesso, si innamora di Bianca.

Mimmo si ammala, ma la presenza di Mimì, che possiede doti speciale, lo aiuta a riprendersi. Durante uno spettacolo alla vigilia di Natale, Mimmo, guardando per l’ultima volta quei giovani che aveva accolto con tanto amore, chiude gli occhi e muore pensando che: “nonostante tutto la vita era stata generosa”.

Dopo il funerale, Mimì sogna l’amato nonno.

Il romanzo termina con Mimi e Karim nascosti sotto l’Eucaliptus, dove tante volte si erano nascosti da bambini, mentre lei gli racconta il sogno.

Come è nato questo romanzo?
L’ispirazione è derivata da un fatto accaduto. Mia madre era depressa, stava tutto il giorno buttata sul divano e non mangiava più. Mi sono ricordata che a lei piacevano gli gnocchi così decisi di farli e tutti i giovedì andavo a pranzo da lei con una zuppiera ricolma di gnocchi. Lei si alzava dal divano, a cui sembrava incollata, e veniva a tavola a mangiare. Mi era sembrato quasi un miracolo e tutti i giorni mi ripetevo: giovedì gnocchi, finché decisi di farne un romanzo. Mia madre non c’entra niente con il romanzo, totalmente inventato, quello che volevo trasmettere era la magia di un piatto condiviso con amore, che nel romanzo si è ampliato fino a divenire un messaggio di pace, portato avanti dai bambini dagli occhi di sole, i danzatori che aprono le porte dell’amore.

L’idea dei ambiti dagli occhi di sole è maturata da una poesia di Sri Aurobindo, filosofo e mistico indiano, considerato dai discepoli un Avatar.

 

Molto interessante, cosa ne dite?

Buona lettura!