Segnalazione:
Come echi sull’acqua.
Note a margine di un lettore appassionato

di
Giorgio Podestà

Buongiorno lettori,
per Graphe.it eccovi il saggio: “Come echi sull’acqua. Note a margine di un lettore appassionato” di Giorgio Podestà.

Cosa mai ci conduce verso un determinato autore o un certo libro se non un segreto riconoscersi che, nell’umbratile attesa del cuore, diventa subito fragore, luce? Un viaggio sentimentale al cuore della letteratura.

Un saggio sulla funzione della letteratura.

Prefazione di Giulia Ciarapica

Biografia:
GIORGIO PODESTÀ, nato in Emilia, si occupa di moda, traduzioni e interpretariato. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un diploma presso un istituto di moda e design, ha intrapreso la carriera di fashion blogger, interprete simultaneo e traduttore. Appassionato di letteratura italiana, inglese e americana del secolo scorso, ha sempre scritto poesie, annotandole su quadernini che conserva gelosamente. Con Graphe.it ha pubblicato la raccolta di poesie E fu il giorno in cui abbaiarono rose al tuo sguardo (prefazione di Luisa Sparavier, 2019) e il saggio Breve storia dei capelli rossi (2020).

Genere: saggio
Editore: Graphe.it
Data di pubblicazione: 26 aprile 2024
Numero pagine: 108

Sinossi:
A che cosa serve la letteratura? Essa dice il vero, parla alle nostre vite reali? L’ampia e articolata analisi dell’autore sul tema giunge a una conclusione non così scontata: sotto la maschera della finzione letteraria troviamo l’individuo – particolare e universale – che ci connette con un significato veramente umano. Quest’ultimo ha sovente un gusto amaro: mai c’è stato mezzo più sincero della letteratura per puntare una luce sopra il male di vivere della nostra specie. Le esistenze di carta, o fra la carta vissute e tramandate ai posteri, emettono un’eco, un suono così vicino a quello che produce il nostro cuore da permetterci di ritrovare in esse noi stessi, e le risposte a molte nostre domande.

 

«Echi? Specchi? O forse solo ponti aerei, pronti a ricongiungerci miracolosamente ad altri noi stessi?», ecco quel che ipotizza, o che per meglio dire si e ci chiede Giorgio Podestà nella riflessione finale di questo libro agile e sinuoso, un saggio che per quanto piccolo contiene note tutt’altro che marginali, portando il lettore – forse senza volerlo, ma più probabilmente sì – ad accendere una luce sul grande merito dell’opera stessa: la funzione della Letteratura. La forma è breve, i ritratti vantano una manciata o poco più di pennellate, gli scrittori, gli intellettuali, le personalità che prendono forma all’interno del testo sono gigantesche eppure tratteggiate nella loro essenzialità – tecnica, questa, che serve a instaurare lampi di identità, connessioni subitanee tra spettacolo e spettatore, per così dire. Insomma, un collegamento quasi inconscio ma immediato, e per questo più autentico, fra lettore e autore, fra arte e pubblico. […] E il bello è che Podestà ci rende partecipi di un universo ampio ma selezionato, fregandosene dei canoni: accompagna il lettore in un viaggio fatto anche di scrittricie scrittori dimenticati dal grande pubblico, o addirittura quasi sconosciuti (Gianna Manzini, Fernanda Romagnoli, Robert de Montesquiou). Tutti “malati di più”, tutti alle prese con un qualche insondabile mistero, tutti alla ricerca di un modo – quello letterario – per sfuggire al male senza perderlo di vista, poiché è lì – lo sappiamo – che si annida una parte fondamentale del perché siamo vivi. A compiere questo percorso negli inferi del sentimento è una persona, un essere tanto umano quanto lo siamo tutti noi, qualcuno che ha deciso che la Letteratura poteva fare luce sulla tragicità del tutto. Qualcuno grazie alla cui storia – e Podestà lo sa bene – noi spettatori possiamo ricongiungerci con gli altri e dunque con noi stessi. (dalla prefazione di Giulia Ciarapica, Note a margine sul senso della letteratura).

 

Interessante, cosa ne dite?

Buona lettura!