Rino Mazzanti introduce con Fango Rosso il tema della “rinascita”. Rinascita del protagonista Lou e del suo contesto. Pittsburgh è l’ambientazione scelta: una città rinata dal suo osmotico rapporto tra industria e natura, dove del primo rimane solo l’azione e del secondo la visione. La rinascita è possibile solo se ci si pone un obiettivo: per rinascere, bisogna “riuscire”. Fango Rosso è un’opera dall’impalcatura cinematografica, di dialoghi sferzanti e di scene d’azione, di narratori che si scambiano la voce e la parola, in cui temi quali la solitudine, il cambiamento, il riscatto e la perdita si rincorrono. Seguendo le chiavi di un misterioso rapimento, l’autore ci catapulta in un passato lontano, ancestrale, costellato di antiche civiltà che hanno colonizzato il pianeta con l’aiuto di un manufatto magico. È un grande libro di pietra passato di mano, tra il ‘700 all’800, dai pirati dei Caraibi ai soldati della guerra di secessione (tutti antenati di Lou) che lo chiamavano Big Coin.
Non avevo mai provato tanta paura e avevo forti dolori al viso e allo stomaco. Non era però tempo per lamentarmi, dovevamo tenere gli occhi bene aperti e aspettare. Avremmo dovuto riprendere l’auto prima che la trovassero quei killer senza scrupoli. Anche se in fondo…poteva essere di chiunque.
– Lo avresti potuto uccidere.
– Lo avrei fatto se fosse servito. Ma è bastato metterlo fuori uso.
Louise mi aveva difeso. Come una leonessa che protegge i suoi cuccioli, aveva tirato fuori le unghie, aveva colpito, in modo freddo e sicuro. Non lo avrei mai dimenticato: un gesto d’amore oltre ogni immaginazione.
Ci tenevamo stretti nell’acqua, ma non potevamo abbassare la guardia, distrarci, la tensione era alta. Ci siamo baciati per darci coraggio. Erano passate forse un paio di ore.
– Non si vedeva più nulla, intorno solo il silenzio e le luci della fabbrica riflesse tra le foglie. Le auto avevano spento i fari ma erano ancora lì, pensavo, ancora a darci la caccia.
Restavamo in silenzio, di spalle l’uno con l’altra,
giravamo intorno molto lentamente, sentivamo la melma sotto i piedi.
– Avevi già sparato a un uomo?
– No, ma vado al poligono. Una volta al mese, più o meno.
– Hai avuto paura?
– Cazzo, Lou! Ho ancora paura!
Si vedeva uno strano chiarore, probabilmente era l’alba. Delle auto sfrecciavano verso l’aeroporto, erano loro, – ne ero sicuro, – stavano tornando, ma eravamo certi che qualcuno mancasse all’appello. Forse era solo paranoia. Io ero terrorizzato, tenente. Terrorizzato e stremato.
Avremmo anche potuto morire è vero, ma io ero convinto, chissà perché, che nonostante tutto non sarebbe finita in quel modo….
mi è piaciuto molto. Ben scritto l’ho trovato molto scorrevole, avvincente ed intrigante. Mi ha tenuto incollata al libro tant’è che l’ho finito in una settimana. consiglio di leggerlo
Wow, grazie per il commento 🙂