Il testo raccoglie cinquanta brevi racconti più una piccola autobiografia romanzata che chiude l’opera. Ogni racconto è autonomo e inscena spaccati di una quotidianità spesso cruda e disarmante, che solo alle volte si fa più dolce e poetica. I personaggi, i protagonisti che si susseguono tra le pagine de La mia vita fuori dall’utero sono classici losers metropolitani: diseredati, licenziati e sempre pieni di debiti. Non c’è spazio per grandi sogni o per ideali troppo eleganti, quando l’unica vera preoccupazione è quella di vivere alla giornata, “svangarla”, neppure arrivare a fine mese ma direttamente “a fine settimana”. Tra prostitute e
intimità perverse, tra battaglie alcoliche e il classico gioco d’azzardo, tuttavia, Daniele Capaccio ci regala attimi insperati di struggente umanità.
Il registro stilistico che Capaccio tiene è omogeneo per tutto il corso dell’opera: schietto, diretto, senza troppe concessioni a frasi a effetto o giochi di parole. La narrazione risulta quindi molto semplice e discorsiva, spesso caratterizzata da frasi brevi e un ritmo che, in alcune fasi, si fa più introspettivo mentre, in altre, spiccatamente “cinematografico”. Una curiosità: ogni racconto è accompagnato da un particolare “for a better understanding of this post, listening to”, ovvero di un’indicazione per un accompagnamento musicale che l’autore suggerisce al lettore per la miglior fruizione del racconto stesso.
Eccovi un estratto:
i giorni passavano uguali per tutti, mentre la gente s’era divisa tra chi gettava la spazzatura e chi la raccoglieva.
gli occhi si aprono come davanti alla visione di una madonna a scelta, luccicanti come vetro battuto dal sole. si volta verso Luciano e ordina un altro giro. noi eravamo già tutti tesi verso il bancone, l’orecchio pronto a cogliere la risposta della voce, la solita voce, di Luciano. il nostro barista che non ha proprio intenzione di servire quel liquore a questo tizio venuto da chissà dove, non una seconda volta. non per ritrovarsi a litigare con un figlio di papà che fa i capricci perché vuole a ogni costo morire seduto nella sua auto.
il mondo è fatto di cose tangibili e reali, ma la vera forza che sostiene la materia sono le parole.
Molto interessante, lo leggerete?