Segnalazione:
La vedova di Murua
di
Jean Pierre Ceccacci

Buongiorno lettori,
vi segnalo il romanzo: “La vedova di Murua” di Jean Pierre Ceccacci, edito Porto Seguro.

Crime-thriller ambientato nell’isola di Tenerife. Non è facile rimanere immuni al fascino del potere e della ricchezza ma Edgar questo ancora non lo sa. Diventare il capo di una banda di trafficanti non è mai stato lontanamente un suo desiderio, ma quando ci si innamora della figlia del boss tutto può succedere.

A breve uscirà l’audiolibro sulla piattaforma AUDIBLE di Amazon (oltre al testo in formato e-book).

Biografia:
JEAN PIERRE CECCACCI è uno che, come tanti, custodisce un sogno nel cassetto. Durante la pandemia riprende l’iniziale stesura di un romanzo iniziato tanti anni prima. La scrittura troverà mille ostacoli fra il suo “vacillante” impiego come addetto di scalo della ormai ex Alitalia, la perdita del padre, e il tempo sempre più esiguo per la gioiosa nascita di un figlio. Nonostante tutto continua a scrivere con tutta la passione possibile e a terminare LA VEDOVA DI MURUA.

Genere: romanzo Crime-thriller
Editore: Porto Seguro
Data di pubblicazione: 1° ottobre 2022
Numero pagine: 350

Sinossi:
Può un “orologio maledetto” condizionare la mente del suo possessore fin tanto da fargli commettere atti scellerati? 

Edgar è un ragazzo per bene, quello che tutti definirebbero un giusto. Durante un viaggio in aereo da Roma verso l’isola di Tenerife, si imbatte per puro caso con un personaggio enigmatico: un vecchio facoltoso e arrogante che si lascia andare a confidenze inenarrabili sul suo passato. 

Al termine del volo il sinistro individuo scompare inspiegabilmente. Sul posto a sedere rimasto vuoto, il giovane troverà soltanto il suo prezioso orologio da taschino.  

Dopo quell’incontro Edgar non sarà più la stessa persona. 

Una semplice vacanza di pochi giorni si tramuterà in un’esistenza interamente legata al crimine. Un omicidio misterioso, il pensiero ricorrente di essere il colpevole, l’amore impossibile verso la donna del suo migliore amico, renderanno il nostro protagonista l’anima nera del romanzo.  

L’affiliazione ad un’organizzazione criminale, il denaro facile e la vertiginosa scalata al potere faranno di Edgar l’uomo “sbagliato” al momento “giusto”. 

La mafia russa è il nemico. Maya, una donna senza scrupoli, cercherà in ogni modo di ostacolare l’espansione della banda italiana di cui il nostro protagonista fa parte.

Il ragazzo buono e timido venuto dall’Italia lascerà il posto a un nuovo Edgar. Calpesterà ogni principio di onestà per raggiungere i suoi scopi. Angelica, un amore impossibile nonché moglie del suo migliore amico, diventerà complice inconsapevole del suo declino morale. Un’esistenza in apparenza sgargiante si rivelerà soltanto un enorme castello di carta.  

C’è qualcosa che Edgar ormai anziano e stanco ancora non riesce a togliersi dalla mente. Perché quel vecchio incontrato sull’aereo tanti anni prima assomiglia così tanto al sé stesso del presente? Possibile che siano in realtà la stessa persona?

 

Vi lascio anche il prologo:

Aprile 1947.
Quella notte, tra i vicoli bui di Vitoria-Gasteiz, tirava un vento insolitamente gelido.
Le pallide lanterne, aggrappate ai muri scrostati dei palazzi, illuminavano il cammino di un uomo chiuso nel suo cappotto.
Avanzava a passi svelti, proteso in avanti, con una mano poggiata sul capo per evitare che gli volasse via il berretto.
Si fermò un istante per ammirare il suo orologio da taschino.
Non era l’orario ad attirare la sua attenzione ma l’oggetto stesso.
Era riuscito a costruire qualcosa di magnifico, qualcosa che avrebbe potuto e dovuto risollevare finalmente le sorti dell’azienda di famiglia.
La seconda guerra mondiale aveva stroncato i sogni di molti imprenditori.
L’antica fonderia del nonno, la stessa che aveva fatto risuonare le sue campane in tutta la Spagna, versava ora in profondissima crisi.
L’uomo alzò il bavero del soprabito per ripararsi dal freddo.
Ripensò al padre ormai scomparso e al suo innegabile talento. Era riuscito a incrementare il prestigio dell’azienda attraverso la fabbricazione di prodigiosi orologi da campanile. I ricordi di quando era bambino gli tornarono alla mente. Quanto tempo aveva trascorso nei labo
ratori ove si progettavano i più complicati ingranaggi. Diversamente da suo fratello, più incline a una comune esistenza spensierata, aveva appreso fin da piccolissimo l’arte di imbrigliare il tempo e i segreti per misurarlo.
La sua era stata un’infanzia felice ma ora la vita gli negava ogni sorta di serenità.
Aveva licenziato gran parte dei suoi operai e quei pochi rimasti erano stati costretti a lavorare per un salario più basso a fronte di un maggior numero di ore d’impiego.
Guardò nuovamente il suo orologio da taschino.
«Ecco il primo di una lunga serie. La fabbrica di Murua tornerà a risplendere come una volta!»
Sentì un rumore di passi.
In fondo alla via, nella semi oscurità, vide apparire una dozzina di persone. Avanzavano con passo deciso come spinti da un’unica forza invisibile.
La voce rabbiosa di una donna dai capelli rossi squarciò il silenzio.
«È lui!»
Fecero eco altre grida, tutte straripanti di odio.
«Prendiamolo!»
«Bastardo!»
«Ci vuole far crepare di fame!»
«Uccidiamolo!»
L’uomo cominciò a camminare nella direzione opposta, senza fretta, mascherando la sua paura.
Con suo terrore si trovò al cospetto di un altro manipolo di persone che gli sbarrava la strada.
Non c’era più scampo.
Riconobbe gli operai della sua fabbrica.
Si arrestò sui suoi passi.
Una folata di vento gli fece volare via il cappello.
La donna, che portava legato al collo un ciondolo a forma di stella con la punta rivolta verso il basso, lo colpì alla testa con un bastone.

L’uomo crollò a terra senza emettere un lamento.
Un altro si fece largo tra la folla. Afferrata la sua spranga di ferro con entrambe le mani, la fece ricadere violentemente sopra al poveretto.
Tutti i presenti, alla vista di tanta violenza, si animarono di meschino coraggio. Ognuno di loro voleva infierire sul tiranno che li aveva affamati.
Partirono calci, sputi e poi ancora bastonate.
A nulla valsero le suppliche disperate dello sventurato.
La morte arrivò ben prima che la ferocia si placasse.
La vendetta era compiuta.
È probabile che non tutti avessero premeditato un simile tragico evento. Alla vista di quel corpo senza vita molti dei presenti fuggirono via in preda al panico. Altri invece rimasero sul posto, completamente lucidi e consapevoli.
Il più grosso del gruppo si avvicinò al cadavere per sincerarsi del suo trapasso. Frugò nelle tasche del cappotto e dopo essersi guardato attorno con aria truce, arraffò il portafogli.
La donna, con fare sprezzante, si chinò per raccogliere l’orologio dalla mano ancora serrata.
Le lancette sembravano essersi fermate per sempre.
Prese a farfugliare parole incomprensibili in una lingua apparentemente non umana.
Alzò al cielo l’oggetto prezioso per incastonarvi la sua maledizione.
In quel momento una goccia di sangue penetrò fin dentro al cuore degli ingranaggi.
«Possa la tua anima marcire all’inferno! La tua… e quella di tutti coloro che verranno dopo di te!»
L’orologio riprese a ticchettare.

 

Interessante, cosa ne dite?

Buona lettura!