Concetti quali “eresia”, “rifiuto”, “osceno”, “dono” sono tanto attuali da risultare inattuali, è come se Guido Zingari nei suoi saggi ci volesse mettere in allarme, ci volesse spingere a occuparci di temi, problemi e situazioni “minor” che però riguardano tutti, sempre. A voler osservare la nostra arte, i nostri mass media, il panorama politico internazionale, non possiamo non osservare come si continui, o peggio, si perfezioni il meccanismo di sostituzione del fare col parlare, come si continuino a imbonire e raggirare le masse, come l’espressione artistica sia ormai, salvo rifiutati casi, marketing dell’ego. Ed è tanto orribile quanto affascinante il fenomeno dei profili social dove all’osceno interiore si è di fatto sostituito l’autooscenità del “selfie”, il compimento del suo “protocollo”.
La prima edizione di Oscenità Interiori. Verità ambigue e retoriche perverse risale al 1996 (per Costa & Nolan), e segna un cambio di prospettiva nel lavoro del compianto filosofo Guido Zingari che, da critico dei grandi pensatori tedeschi, diventa promotore di un pensiero proprio e originale. Al pari di Pasolini o di De André (per citare due fra molti artisti in questo testo considerati), Zingari si dedica a studiare il “margine”, i “marginali” del pensiero e della società; lo fa riscoprendo concetti quali eresia, osceno o dono in un dialogo costante, spesso implicito, con i grandi del suo tempo (da Jacques Derrida a Luce Irigaray). Oscenità Interiori è il saggio che apre la riflessione, conclusasi con Destituzioni della filosofia (2009, Le Nubi Edizioni), dove, Zingari mostra un’istantanea filosofica del mondo accademico, del suo inesorabile declino. Una “garbata invettiva” mette in guardia lo studente dalle insidie dell’Università: non più luogo a lui destinato e dedicato, ma luogo in cui diviene addirittura superfluo, un rifiutato. Il metodo argomentativo è quello della decostruzione derridiana. Questa raccolta, oltre ai due testi già menzionati, comprende un terzo scritto inedito dedicato alla memoria di Pier Paolo Pasolini: Il rifiuto: questione di vita o di morte. Pasolini o il destino del rifiuto e dei rifiutati in una società impura (2004).
Eccovi un estratto:
Con l’impiego dell’espressione oscenità interiori viene qui presentata, sotto un aspetto un po’ insolito, una serie di questioni riguardanti la sfera delcomportamento politico, morale ed estetico. Laddove, cioè, l’oscenità viene in un certo senso radicalizzata in qualcosa di inconcepibile per qualsiasi morale. Nell’ottica dell’osceno e nel ricorso abbastanza frequente a questo aggettivo esagerato nel linguaggio quotidiano, si inquadrano persone, cose ed atteggiamenti che vengono definiti appunto osceni per estensione di significato, per “degenerazioni semantiche”, direbbe Guido Ceronetti. Oscene possono sembrare finanche una scienza o una tecnica le cui conseguenze hanno prodotto un eccesso incredibile di immoralità.
La parola e l’idea riflettono dunque un’esorbitanza di senso, un oltrepassamento reale di limiti, al colmo di una misura, per cui quel dato personaggio, quell’oggetto o quel modo di fare risultano essere talmente immorali, spudorati e urtanti una media sensibilità, da diventare senz’altro osceni. Anche se poi non si tratta di qualcosa che riguardi a rigore esclusivamente la sfera della pornografia o dell’oltraggio al pudore comunemente intesi. L’oscenità interiore è da noi considerata, in questo senso, un’oscenità a pieno titolo. È forse l’inveramento stesso dell’oscenità.
Molto interessante, lo leggerete?