Intervista all’autore…
Otello Marcacci

Buongiorno lettori,
per questa rubrica oggi vi presento Otello Marcacci, di cui ho recensito il romanzo Nottambuli a cena.

Diamogli un grande Benvenuto ed eccovi l’intervista.

1 – Raccontaci di te.

Buongiorno e un saluto a chiunque sta leggendo. Raccontarsi in poche righe credo che sia uno degli esercizi più difficili che si possano fare. Ho un nome e un cognome, un lavoro e tante altre cose, alcune importanti, altre meno, ma per certo tutto questo non sono io. Questa affermazione so che lascia stupite e, spesso, irritate molte persone. In genere capita con coloro che non hanno intrapreso un percorso di crescita spirituale. Molti infatti si identificano totalmente con ciò che fanno o che hanno. Altri, peggio ancora, in ciò che pensano. Una delle conquiste più grandi della mia vita è l’aver preso coscienza, invece, che io non sono la mia mente. Questa è stata la mia rivoluzione copernicana di kantiana memoria. Per decenni ho creduto che io fossi ciò che pensavo ma era un’illusione. Il tentativo dell’ego di sopravvivere. La mente è un organo importante, come le reni o il fegato o lo stomaco. Ma come io non sono il mio fegato o il mio stomaco non sono nemmeno la mia mente. Essa è utile e serve e va utilizzata ma io non sono essa. E per questo sto cercando di affrancarmi da lei e chiunque capisca ciò di cui sto parlando è mio fratello. (il passo successivo sarebbe considerare fratelli anche chi la pensa in modo diverso, ma su quello ci stiamo lavorando -) (ride)

Per la miseria Otello, fai quasi paura. Non avevo capito che fossi un mistico.

Infatti non lo sono. Ma mi sono fatto convinto, come direbbe Montalbano, che ci siamo costruiti delle gabbie che ci sono servite per stare al riparo da forze che ci possono fare evolvere in qualcosa di superiore. Se riuscissimo a trovare la forza di aprirci ad esse potremmo avere accesso a dimensioni superiori. La cosa più potente è stato per me lo scoprire che se si è accorti e attenti ai segnali, molte filosofie, religioni, dottrine spirituali e correnti esoteriche alla fine della fiera dicono la stessa cosa solo che in maniera differente.

Cosa? fammi capire con un esempio.

Ad esempio che la soglia (il fine vita umano), la mente non la oltrepassa. Molti credono che tutto finisca con l’ultimo respiro. Questi sono gli adoratori di Arimane che avranno bisogno di tante vite per accettare che invece non è così. Ma molti altri invece sono convinti che si risveglieranno di là allo stesso modo in cui stanno vivendo di qua. E questo è un grande errore. Gli scienziati e gli uomini di cultura perderanno ogni conoscenza nei loro campi e si porteranno dietro soltanto le qualità che hanno sviluppato in questo universo in campo spirituale. E su questo concordano più o meno tutti.

Quindi stai dicendo che conviene non studiare e non impegnarsi tanto non serve a nulla?

No, sto dicendo che tutto quello che serve per sopravvivere in questo universo rimarrà in questo universo, ma se vogliamo evolverci abbiamo bisogno di perdere ciò che crediamo di essere. Questo era anche il messaggio finale del Cristo.

2 – Passiamo oltre se non ti dispiace. Quando è nata la passione per la scrittura?

In realtà non ho alcuna passione per essa. Né ce l’ho mai avuta. E’ solo una fottuta necessità. Sono forzato da qualcosa e qualcuno a scrivere. E a non diventare famoso, aggiungerei. Adesso non vorrei tirar fuori di nuovo discorsi karmici ma credo che faccia parte del pacchetto di debiti che devo pagare in questa esistenza. Ogni volta che ho cercato di eliminare la scrittura dalla mia esistenza (perché per me è doloroso applicarmici), sono stato costretto a riprendere a farlo. Nello stesso modo in cui quando ho pensato di aver scritto qualcosa di fenomenale che meritasse di essere universalmente apprezzato è arrivato qualcuno a dirmi: “sbagli amico mio, è un troiaio. Continua a provare…”

Condanna ai lavori forzati, ecco cosa è per ma la scrittura (ride)

Che vuol dire che per te è doloroso?

A parte la fatica pazzesca che costa, il mio processo di creazione presuppone la perdita di una parte di me che viene regalata ai lettori attraverso le pagine che imbratto, intrise di lacrime e dolore e sudore. Non c’è alcun romanticismo nello scrivere per me. Nessun piacere come molti sostengono di provare nel farlo. Solo dolore. Difficile da spiegare e quindi immagino anche da capire, ma è ciò che provo io. Continuo a farlo solo perché se non lo facessi la voce interiore mi renderebbe la vita impossibile. Brutto affare, lo capisco, devo trovarmi un bravo psicologo (ride)

3 – Quali sono i libri e / o racconti che hai pubblicato finora?

Ho pubblicato qualche romanzo, un saggio e un racconto lungo. Pubblicare non è mai stato il mio fine, ma mi sono accorto che è una grande risorsa per continuare a scrivere. Credo di nuovo però che sia ancora una trappola dell’ego. La gratificazione è un combustibile potente che aiuta nei momenti bui. Tutti coloro che scrivono vorrebbero essere letti. Persino coloro che tengono diari segreti, nelle profondità dei loro cuori sperano che qualcuno ci sbirci dentro. La pubblicazione soddisfa quel bisogno. Solo dopo un po’ si capisce tuttavia che di nuovo è un’illusione perché senza promozione adeguata la pubblicazione di per sé è, se non proprio inutile, quanto meno insufficiente. E a seguire tutti i bla bla bla del caso. Come si fa promozione? quanto costa in termini economici e psicologici? si è disposti a pagare quei costi? Alla fine io mi sono guardato dentro e mi sono ricordato che nessuno dei miei libri passerà la soglia con me. E quindi al diavolo anche loro.

4 – Da cosa trai ispirazione per le tue storie?

A questa domanda le risposte sono sempre le stesse per tutti coloro che si considerano dei creativi: da tutto! Leggi una cosa su un giornale, assisti a una scena in un bar, vedi un film al cinema, ti capita un incidente, ti innamori, paghi una multa, litighi con i figli e via di seguito. La domanda che uno si fa è: e quindi? la curiosità di immaginare delle sliding doors il passo successivo. Ma di base devi sentire il bisogno di dire qualcosa. Sta tutto lì per me. Insomma tutte le cose che ci ispirano a costruire storie non servirebbero a nulla se non sentissimo il bisogno di urlare fuori al mondo qualcosa che crediamo il mondo ha bisogno di sentirsi dire. Le storie sono il mezzo per far uscire la nostra necessità. O almeno è quello in cui credo io.

5 – I personaggi sono meramente inventati o ricalcano qualche persona reale?

Sono sempre mix di persone e di fantasie. Non esistono nella realtà perché altrimenti scriveremmo biografie. La cosa veramente importante per me è che siano tridimensionali. Che abbiano cioè un lato lunare e non solo solare. La domanda che mi faccio sempre quando tratteggio il personaggio principale dei miei romanzi è: qual è la cosa segreta che non vorrebbe mai che gli altri sapessero di lui?
Se ci pensi bene la puoi applicare anche a tutte le persone che incontri. Ad esempio quale è la tua Ilaria

6 – Cosa ne pensi del self publishing?

E’ una pratica che ha la sua dignità e che serve a soddisfare le necessità di cui parlavo prima. La tecnologia moderna permette di bypassare la tradizionale editoria e di arrivare al pubblico in modo alternativo. I limiti sono noti: manca l’imprimatur di qualcuno che sostiene che il tuo libro è di qualità perché ha superato il vaglio di feroci critici, la promozione è affidata in toto all’autore, la distribuzione è inesistente.
Tuttavia anche ad essere pubblicati da talune case editrici miserabili si hanno le stesse limitazioni. Chiunque decide di affrontare il mondo editoriale di petto autopubblicandosi ha la mia stima. Perché ammiro chi ha voglia e tempo da regalare alla ricerca dei propri sogni. Io c’ho pensato molto e alla fine ho deciso che non lo farò. Ma solo perché di base sono pigro e mi annoierei a morte nel seguire l’evoluzione e la crescita commerciale del libro.

7 – Ma se tu fossi un autore self, cureresti da solo ogni fase di pubblicazione o ti avvaresti di qualche collaboratore (esempio: agenzie letterarie, correttori di bozza, illustratori, ecc.)?

Ho imparato che nessuno può bastare a sè stesso. Nella vita in assoluto e nel mondo editoriale allo stesso modo. Ho fatto editare i miei libri prima di mandarli a casa editrici, pagando per questo servizio, perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci legga senza gli occhiali dell’amicizia o dell’amore o del fate bene fratelli. Poi finisce sempre che occorre altro editing e che ognuno ha la sua visione del mondo ma se dovessi autopubblicarmi mi avvarrei dei servizi di qualcuno che rispetto. E pagherei per il suo lavoro. Perché un libro rimane per sempre. Non ci crederai ma a volte rileggo cose che ho scritto che hanno subito la “gogna” dell’editing per quattro o cinque volte e lo stesso me ne vergogno. Chi si autopubblica e non investe in qualcuno che lo edita è uno stolto. Perchè arriverà prima o poi il momento in cui si pentirà di averlo fatto. E sarà troppo tardi. Sulle agenzie letterarie non dico nulla perché sono un nervo scoperto che fa ancora male. Dico solo che a livelli amatoriali o giù di lì vanno soltanto evitate come la peste. O il Covid.

Addirittura. Nei hai una al momento?

Sì, teoricamente ne avrei una ma nella realtà non credo. Non mi pare. DI base sono tutte solo una macchina mangia soldi e gabba imbecilli. Io sono tra di loro sia chiaro. Ho scelto consapevolmente di essere fregato e di credere alle fregnacce che mi raccontavano. Volevo solo non lasciare niente di intentato, ho accettato il rischio ma nessuno di queste persone ha il mio rispetto. Potrei raccontare molti aneddoti curiosi ma evito perché mi dà troppa tristezza.

8 – Cosa ne pensi delle case editrici a pagamento?

Penso che siano il cancro del mondo editoriale. Che sono sullo stesso piano delle agenzie letterarie farlocche. La metastasi del sistema. Ciò che è la demagogia per la democrazia. Colpiscono a tradimento i più deboli che sanno di non avere una reale chance di riuscita ma che desiderano a tutti i costi riuscire nel sogno di pubblicare. Sono maledetti e spero che siano ripagati in altre vite con la stessa moneta che offrono. Invito tutti coloro che stanno pensando di farlo a evitare di pagare per farsi pubblicare. Firmano la loro condanna a morte. Se il il self publishing è accettato l’EAP, l’editoria a pagamento, è un marchio di infamia che non si toglie mai. La lettera scarlatta. Se qualcuno pubblica a pagamento non potrà mai redimersi. Credetemi è così. Sarà trattato come un appestato da tutti. E finirà per maledire i bastardi che gli hanno fatto credere che farlo tutto sommato non è un male dato che alcuni grandi nomi del passato lo hanno fatto. Non ci cascate e se proprio volete autopubblicatevi. Costerà meno e sarete rispettati per avere lo stesso risultato.

9 – Ultimamente stai lavorando a qualche nuova opera?

Ho diverse cose in cantiere. Bozze, idee, progetti, Mi piacerebbe stupire ancora me stesso. Scrivere cose che la gente non si aspetta da me. Uscire dalle regole. Stupire gli altri a volte è delizioso, a volte però fa male. Le persone si fanno idee e preconcetti di te. Pensa a un cantante folk. Ti aspetti di sentirlo sempre suonare la chitarrina e cantare dei diritti degli oppressi e invece lui arriva sul palco con la chitarra elettrica e parla di sesso.
I moralisti e i fan della prima ora si scandalizzano.
Le menti aperte sorridono.
Vorrei far sorridere ancora qualcuno lo confesso.

10 – Come concili la passione per la scrittura con la vita personale e quotidiana?

A volte me lo chiedo anche io. Sono un ladro che ruba tempo ed energie a cose che, senza forse, hanno più importanza. Scrivo in momenti assurdi, di notte, quando lavoro e persino al bagno, se sento l’urgenza. Ho capito che quando arriva l’onda la devo cavalcare altrimenti il risucchio mi trascina sott’acqua. Chi mi vive accanto ha capito come sono fatto. Con gente come me occorre avere pazienza.

11 – Qual è il tuo libro preferito?

Domanda inevitabile alla quale do sempre risposte diverse. Un po’ perché sono dispettoso un po’ perché credo che davvero non esiste un libro preferito per sempre. Io ho decine e decine di libri preferiti che cambiano a seconda dell’umore e dell’età, del fatto che la viola abbia vinto o perso o che le mie figlie mi abbiano detto una cosa carina o meno. Posso dirti però che cosa mi aspetto da un libro: voglio che mi faccia vedere il mondo in modo diverso. Voglio sentire che se lo rileggo non perderò del tempo ma anzi farò miei cose e concetti ed emozioni che mi ha dato. Al momento in cui ti rispondo, oggi, il mio libro preferito è Yoga di Carrere, che è uno dei pochi autori per i quali nutro un rispetto che va oltre le banalità di rito. Carrere è qualcuno che mi ha davvero insegnato qualcosa. Persino a mandarlo a cagare. Nel caso.

12 – Cosa ne pensi del mondo dell’editoria in generale?

Penso solo cose brutte. Mi ci sono avvicinato in modo ingenuo e naif credendo che fosse un tempio. Credendo che la cultura fosse il minimo comun denominatore per tutto e che tutti coloro che la vivevano avessero rispetto, generosità e accoglienza per chiunque ne fosse stato cooptato. Niente di più sbagliato. Il mondo dell’editoria è né più né meno di quello in cui sguazziamo ogni giorno nella vita che ci siamo scelti. Tanta tristezza, molti miserabili, pochi gentiluomini, tanti farlocchi.

Stai dicendo che anche tra i tuoi colleghi scrittori è così?

Soprattutto tra loro l’indice di miserabilità raggiunge livelli inimmaginabili. Ho conosciuto, viscidi e infingardi, persone disposte a vendere la madre per un po’ di visibilità, clan contrapposti, immodestia, mobbing, minacce, Il migliore c’ha la rogna.
Non faccio nomi solo per rispetto, ma con onestà sto lontano da quasi tutti.

13 – Dove possiamo contattarti (e- mail, pagine social, blog personale, ecc.)?

Ho deciso molto tempo fa che non sarei stato social dopo che uno di quelli di cui parlavo si è fatto candidare al premio Strega proprio usando quei canali. Ho deciso che sarei stato diverso da poveracci simili. Certo uno può dire che parlo a questo modo soltanto perché non sono abbastanza bravo da starci. E avrebbe ragione. Non lo sono. Ma non sono nemmeno miserabile alla stessa maniera. O almeno così mi piace pensarmi. Quindi niente social e niente blog, anche se nel tempo ne ho avuti un paio di grande successo. Tuttavia se proprio qualcuno non resistesse al desiderio di contattarmi può cercarmi attraverso le case editrici oppure semplicemente scrivendo a thehutch@tin.it
Rispondo sempre a tutti.

Grazie infinite Otello per aver accettato questa intervista. Ne sono proprio contenta, e trovo interessante tutti i concetti che hai esposto.
Spero che sia piaciuta anche a voi e fatemi sapere se conoscevate questo bravo autore e se avete letto i suoi libri.

Buona lettura!