Segnalazione:
La finestra rivolta a Est
di
Sabrina Gini
Buongiorno lettori,
vi segnalo un nuovo romanzo: “La finestra rivolta a Est” di Sabrina Gini.
Sabrina Gini nasce a Vinci il 9 febbraio 1969. Diplomata all’Istituto Professionale per il Commercio di Empoli ha fatto di una passione giovanile, la scrittura, una vera e propria ragione di vita. Moglie e madre ama l’ardore dei libri e considera la lettura un vero toccasana.
Dal carattere dolcemente riservato la scrittrice Sabrina Gini ci regala emozioni genuine, dal sapore antico, attraverso un linguaggio che mira dritto al cuore.
https://www.facebook.com/sabrinaginiscrittrice/
Genere: romanzo rosa
Editore: self publishing
Data di pubblicazione: 9 dicembre 2017
Numero pagine: 551
“Mi sentivo vuoto e senza forza. Non mi era mai capitato di sentire il mio corpo così privo di vitalità. Un forte senso di smarrimento si impossessò di me. In quel preciso istante, dentro una fredda sala d’attesa di aeroporto, una donna aveva appena sciolto un uomo dal suo abbraccio. Lo salutava con gli occhi e cercava invano di ricacciare indietro le maledette lacrime che insistevano per bagnarle il viso e offuscarle la vista. Deglutì. Un forte senso di smarrimento si impossessò di lei.
Eccovi anche un estratto:
La grafica dell’orologio ultramoderno appeso alla parete segnava le ore venti e 8 minuti. Lo studio odontoiatrico, così animato durante il pomeriggio, si era lentamente svuotato lasciando alle stanze un aspetto sgualcito e consumato. Appeso il camice e spenta la luce dell’ambulatorio, mi rispecchiai in pieno nell’aria esausta dell’ambiente. Camminai verso la mia auto con una grande stanchezza addosso, la cui causa non era certo da attribuire al lavoro. Oramai da troppo tempo, la mia intera esistenza si era trasformata in uno zaino pesante da portare sulle mie spalle, tanto che iniziavo ad accusarne il carico. Mi trovavo su di un palcoscenico virtuale in cui lentamente mi trasformavo da improvvisatore ad attore. Fedele al copione che mi era stato assegnato, preciso nel riportare le parole e i gesti voluti da altri. La mia famiglia, il mio lavoro, il mio ambiente, i miei amici. Quattro lati perfetti per comporre una splendida cornice degna di ospitare la mia vita, ovvero un bellissimo quadro dalle incredibili imperfezioni. La mia è una famiglia modello ma solo se vista dall’esterno, da quello che è il suo lato migliore. Margaret, mia moglie: donna bellissima, intelligente, in carriera. In pochi anni da praticante a socia in un prestigioso studio di commercialisti. Sempre avvolta in abiti curati a sottolineare ciò che può sembrare addirittura irreale. Solare, simpatica, brillante con una voglia di vivere la vita da eterna teenager. Amici, feste, cene nei ristoranti più esclusivi dalle quali tornare un po’ su di giri, seguite da notti cariche di un’euforia assurdamente meccanica ed esaltante. Al mattino ognuno ai suoi impegni, ognuno geloso della propria indipendenza. Io e Margaret ci siamo conosciuti durante una di queste feste. Ricordo chiaramente che ci fu subito una grande attrazione fra di noi, al punto da rimanere stupiti delle tante cose che avevamo in comune. Eravamo entrambi affamati di una vita facile, totalmente affascinati dal ‘bello’, da ciò che fa stare bene. Eravamo entrambi drogati di una routine che poco dopo stanca e ne rivendichi la sostituzione. Mordi e fuggi. La base di una vita un po’ futile, un’incoscienza insistente e recidiva fatta di niente che diventa un vero peso dal momento in cui tutto è dovuto. Dove la parola ‘noi’ spesso lega i corpi ma non le menti, le quali, per indole, continuano indisturbate a pensare al singolare. Eppure sposarsi con una donna così era il massimo a cui un uomo potesse aspirare. Perlomeno questo raccoglieva la mia idea della parola ‘matrimonio’.
La mia famiglia apparteneva al ceto sociale medio-alto, quella di Margaret alta società. La casa regalata da suo padre, un viaggio di nozze da favola, carte di credito pronte da strisciare, per molte, troppe volte. Un aiutino a traslocare il mio studio odontoiatrico in uno nel centro della città all’interno di una palazzina ultramoderna, di recente costruzione. La vita con Margaret, fino a qualche tempo fa, era proprio così: una giostra inarrestabile! Non avevo mai dato troppa importanza al fatto che tra di noi un vero dialogo fosse inesistente. In realtà non avevamo mai scavato insieme nel profondo del nostro Io, perché la morbidezza del nostro rapporto era così accattivante da bastare a sé stessa. Per questo motivo, quando una sera mi disse che voleva un bambino, rimasi così sorpreso, meravigliato e abbagliato da non riuscire a vedere nient’altro che l’infinita bellezza di quella richiesta. E bambino fu, anzi… bambina fu.
Mi ispira molto… e a voi?
Buona lettura!
Ciao! Ho finalmente risposto al tag "25 indiscrete domande cinematografiche" in cui mi avevi nominata 😘
Ciao! Oh, grazie, vengo subito a leggere 🙂