Blog Tour:
Intervista all’autore…

Manuela Costantini

Buongiorno lettori,
in collaborazione con l’agenzia letteraria Saper scrivere (Saper scrivere si occupa di editoria a tutti i livelli: correzione di bozza, editing, scouting, traduzioni e impaginazioni, ghostwriting e anche ufficio stampa) partecipo al BlogTour per il romanzo: Il tavolo blu, eccovi quindi l’intervista all’autrice
 Manuela Costantini.

Diamole un grande Benvenuto!

1 – Raccontaci di te.

Vivo in una piccola città sul mare Adriatico, in Abruzzo. Sono curiosa, riservata, timida, sentimentale, e un po’ “ombrosa”, come mi ha detto una mia professoressa del Liceo.

2 – Quando è nata la passione per la scrittura?

Da bambina. Mio padre leggeva le poesie dei suoi autori preferiti ad alta voce. Ricordo che alcuni versi mi colpivano, altri – molti – non li capivo. Ricordo le prime letture, da Gianni Rodari a “Piccole donne” e ricordo che una volta chiesi proprio a mio padre di consigliarmi (la libreria di casa dei miei è immensa) un romanzo.  Lui mi diede “La perla” di Jhon Steinbeck e da allora non ho più smesso di leggere.

3 – Quali sono i libri e / o racconti che hai pubblicato finora?

Ho pubblicato molti racconti in diverse antologie, quotidiani, siti letterari. Con il romanzo “Le immagini rubate” ho vinto il premio Tedeschi nel 2014 e il romanzo è stato pubblicato nella collana “Gialli Mondadori”; sempre per i “Gialli Mondadori” ho pubblicato il romanzo “Le scelte imperfette” e il romanzo breve “Quasi sempre a ottobre”.

4 – Da cosa trai ispirazione per le tue storie?

Di solito tutto comincia da una frase ascoltata, da una scena o un gesto a cui ho assistito, da una suggestione, direi. Se quella frase, quel gesto, quella scena mi restano in testa e non se ne vanno, vuol dire che devo scrivere. Inizio da lì e poi la “suggestione” mi guida in luoghi e tempi che non avevo neppure preso in considerazione.

5 – I personaggi sono meramente inventati o ricalcano qualche persona reale?

I personaggi hanno una loro voce e a volte ricalcano un tono, un gesto, un pregio o un difetto di persone che conosco, o che ho conosciuto. Spesso assumono l’aspetto o il carattere delle persone che ho incontrato, anche soltanto una volta, anche soltanto da lontano.

6 – Cosa ne pensi del self publishing?

Io credo che scrivere sia una necessità privata e non necessariamente alla scrittura debba seguire la pubblicazione. Il self publishing non lo condanno a priori ma (sorrido) penso a tutta la “fatica” che comporterebbe.

7 – Se a tua volta sei un autore self curi da solo ogni fase di pubblicazione o ti avvali di qualche collaboratore (esempio: agenzie letterarie, correttori di bozza, illustratori, ecc.)?

Come ho detto prima, non potrei mai curare da sola ogni fase della pubblicazione, non ne sarei capace e poi, ripeto, costerebbe troppa fatica.

8 – Cosa ne pensi delle case editrici a pagamento?

Lascio la libertà di opinione a ogni singola persona. Se un autore vuole pagare per pubblicare è liberissimo di farlo. Io resto dell’idea che un romanzo, o un racconto, o una poesia, sia un’opera d’arte, a volte ben riuscita, e non valga la pena “pagare” per mostrarla agli altri.

9 – Ultimamente stai lavorando a qualche nuova opera?

Sì, un’idea che si sta facendo spazio, sta prendendo forma.

10 – Come concili la passione per la scrittura con la vita personale e quotidiana?

Non è sempre facile. Specie dopo una giornata di lavoro. Non riesco a scrivere tutti i giorni ma non passa mai un giorno senza che io legga. Non posso farne a meno, la lettura, più della scrittura, è per me irrinunciabile.

11 – A quale autore / autrice ti ispiri, se ti ispiri?

Ci sono autrici e autori che mi ispirano di continuo. Apprezzo la loro capacità di raccontare, la “voce” che sono in grado di usare per raccontare come piace a me. Il primo che mi viene in mente è Raymond Carver. Ma ne citerei tanti, per fortuna.

12 – Qual è il tuo libro preferito?

Domanda difficilissima. Più di uno, sicuramente; ne cito “soltanto” due, contrapposti, forse.
“Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa e “Lo straniero” di Albert Camus.
Fernando Pessoa racconta, con la voce di Bernardo Soares, la vita, la morte, il tempo, i ricordi, i sogni. Bernardo Soares è fragile, acuto, silenzioso, e ama la vita in maniera febbrile, è una passione a cui non riesce a sottrarsi.
Albert Camus, invece, parla attraverso Mersault. Lui è straniero a tutto, anche a se stesso. E l’autore, in ogni singola frase e senza mai dirlo, ce lo fa capire.
Entrambi questi libri mi hanno travolta.

13 – Cosa ne pensi del mondo dell’editoria in generale?

È fatto di persone. E come in tutti gli ambienti, ci sono belle persone e altre meno.
Gli editori con i quali ho collaborato sono stati sempre gentili e disponibili con me, così come gli editor e il mio agente. Forse sono stata fortunata, ma mi piace pensare che ogni rapporto umano è uno scambio e se ci poniamo in un certo modo, lo scambio non potrà che essere proficuo e, soprattutto, piacevole.

14 – Dove possiamo contattarti (e- mail, pagine social, blog personale, ecc.)?

Sono su Facebook e su Instagram

Grazie infinite Manuela per aver accettato questa intervista. Ne sono proprio contenta, ed è vero: ogni rapporto umano è uno scambio 😉
Spero che sia piaciuta anche a voi e fatemi sapere se conoscevate questa brava autrice e se avete letto i suoi libri.

Vi lascio di seguito i dati del suo ultimo romanzo, che presto recensirò, quindi continuate a seguirmi 😉

Genere: romanzo narrativa
Editore: Morellini
Data di pubblicazione: gennaio 2023
Numero pagine: 264

Sinossi:
«Guarda ancora una volta quei rami protesi come artigli che non hanno più nulla a cui aggrapparsi. Sono come lei: sbeccati, lacerati, e tenuti stretti indissolubilmente a radici ormai sradicate. Arriva sempre il momento di scegliere, di andare via e di tornare. C’è un tavolo blu che l’aspetta.»

Mirna vive ad Amalbena, una piccola città sul mar Adriatico. Ci è arrivata da bambina, insieme a sua madre Diana, che ora è morta. Mentre cerca di raccogliere i pezzi e affrontare il lutto insieme al suo patrigno, incontra Rachele, che ha da poco preso in gestione un ristorante in città. Si è trasferita per ricominciare, un’altra volta. Quando Mirna entra nel ristorante di Rachele e va a sedersi al tavolo blu, le due scoprono di avere molto in comune: Diana. 

Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, hanno vissuto diciannove anni in simbiosi come sorelle, nonostante non avessero neppure un gene in comune. Tra Rachele e Mirna nasce un rapporto fatto di confidenze, avvicinamenti e distanze. Tra loro lo spettro del ricordo di Diana, sempre presente. 

 

Vi lascio il calendario con gli altri blog partecipanti, andate a leggere anche i loro post 😉

20 febbraio: Paper Purrr – Il rapporto tra sorelle

21 febbraio: La libreria di Anna – Il rapporto madre/figlia dipinto nel romanzo

22 febbraio: Buona Lettura – Intervista all’autrice

23 febbraio: Hope and Paper – Ritratti dei personaggi femminili

24 febbraio: Les Fleurs Du Mal – Ritratto di un personaggio maschile: Scorza

 

Buona lettura!