Segnalazione:
Hotel Green Valley
di
Giulia Criscione

Buongiorno lettori,
per Brè Edizioni vi segnalo il romanzo: “Hotel Green Valley” di Giulia Criscione.

L’autrice, Giulia Criscione, ebbe un notevole successo con il precedente Il diario di Nessuno e ora bissa l’operazione con questo bel libro.

Biografia:
Giulia Criscione, sono nata a Milano nel 1989, ora residente all’isola d’Elba con madre e fidanzato. Mi sono diplomata alla scuola alberghiera e ho lavorato per dieci anni nella ristorazione. Ho vissuto a Firenze, Roma, Berlino e Londra. Per i miei scritti mi sono sempre ispirata ad adolescenti facenti parte della comunità LGBT. Il mio stile di scrittura è diretto e schietto, sullo stile romance/teen drama, adatto agli adolescenti, ma affine per contenuti anche a un pubblico adulto. Nell’ultimo anno ho frequentato due corsi di scrittura di Melograno Art. Mi trovate anche nella piattaforma ‘Wattpad’ dove 1200 persone mi seguono. Le mie storie più lette superano le 670.000 visualizzazioni. Nel 2019 ho voluto provare il self-publishing debuttando con un romanzo tramite Amazon: “Il ragazzo con lo skate”, questo il titolo ha finora venduto oltre 400 copie. Nel 2021, la Brè Edizioni mi accoglie con Il diario di Nessuno e ora con Hotel Green Valley.


Genere: romanzo new adult / LGBT
Editore: Brè Edizioni
Data di pubblicazione: 21 luglio 2022
Numero pagine: 360

Sinossi:
L’hotel Green Valley è situato a Brighton, nel Regno Unito. È un albergo di lusso e necessita di personale qualificato. I dipendenti sono i protagonisti di questo romanzo. Ragazzi giovani: camerieri, cuochi, baristi, bagnini. Ognuno con una mansione precisa che deve svolgere nel migliore dei modi, ogni giorno. E tra tavoli da apparecchiare, cocktail da preparare, montagne di biancheria da lavare si susseguono le vicende dei ragazzi. Amicizie, amori, gelosie e rivalità sono gli ingredienti di un libro che si legge in un battito di ciglia. Storie che nascono e si intrecciano in un crescendo di emozioni. Louis, Zaaron, Harold, Leeroy sono alcuni dei protagonisti. Con le loro fragilità e le loro insicurezze, si aggrappano l’uno all’altro per sostenersi e infondersi la forza necessaria per vincere paure e per superare ostacoli. Lavoro e passione si intersecano, fondendosi per dare vita a un racconto denso di emozioni, con un colpo di scena finale che lascia il lettore senza fiato.

 

Vi lascio un estratto:

Capitolo 7 

 

Mi sono perso qualcosa? 

 

“Dopo che ci siamo scritti mi sono appoggiato un attimo e ho preso sonno.”

Non è da Louis giustificarsi, ma quel Leeroy dal sorriso luminoso ha lo strano potere di metterlo in soggezione. I due si sistemano sui ciottoli, e Louis si accende una sigaretta e la fuma con calma, per godere di ogni tiro. Il pensiero di essere lontano dall’albergo, e da Harold e Zaaron, manda via dalla sua testa un po’ di grigiore.

“Come mai hai voluto che ci vedessimo sotto il molo e non sul molo? È pieno di locali su.” domanda Leeroy, scrutandolo curioso.

“Non sono un amante del mare, ma a volte mi fa piacere ascoltare il suono delle onde e starmene in pace con le mie birre, lontano dalla bolgia. Ah, a proposito, questa è per te. Spero ti piaccia la marca, non conoscevo i tuoi gusti.”

Leeroy afferra la bottiglia e butta un occhio sull’etichetta: “Tennent’s? Ci sta tutto. Alla tua, anzi, alla nostra.”

Il mare di notte, dell’ottima birra e un ragazzo dagli occhi di ghiaccio seduto al suo fianco, sono molto più di ciò che Leeroy si aspettava da quella serata, eppure eccolo lì, stravaccato sui ciottoli freddi di Brighton beach a godersi il momento.

Hen events bar

 

Edoran sta facendo la fila al balcone nella speranza di raccattare da bere nel minor tempo possibile. Cosa alquanto difficile in un sabato sera affollato come quello. Scocca occhiate infastidite alla minuta barista dai capelli corvini, ma viene interrotto da una prepotente palpata di glutei.

“Zaaron, piantala.”

“Come lo sapevi?”

“Le tue manine da frocetto sono inconfondibili.”

“La prossima volta ti faccio palpare da Harold allora, così non indovini.”

“Anche Harold è gay? Il genere femminile sarà in lutto.”

Zaaron fa un cenno di assenso col capo e con voce ubriaca dice: “Sei cieco per caso, cabrón?”

“Dovevo capirlo quando ieri ti si è spalmato addosso nel mio letto, in effetti.”

“Non mi si è spalmato addosso, semplicemente non ha retto molto bene i due tiri di canna. Ma che si è messo la coroncina di fiori in testa e ha fatto la foto con Katy dopo cena, te lo ricordi, sì?”

“Magari l’ha fatto per far felice la bambina, non per forza perché è gay, idiota” gorgoglia Edoran tirandogli una pacca.

“Se l’è portata in camera e l’ha pure appesa allo specchio. Ha detto che adora le margherite” ridacchia lo spagnolo.

“E io che ne sapevo?”

Poi Edoran si appoggia al bancone e sbuffa, stanco di aspettare.

 “Zaaron, avete per caso fatto qualcosa nel mio letto stanotte?” riprende, per ingannare l’attesa “qualcosa che comporta la fuoriuscita di liquido seminale? Potrei ucciderti.”

“Neanche in un milione di anni. Abbiamo solo dormito. E per la cronaca, non farei mai niente con qualcuno nel letto accanto.”

Intanto Harold sta finalmente tornando dal bagno. Li raggiunge senza rendersi conto di aver attirato non pochi sguardi di approvazione. È un tipo su cui è difficile non mettere gli occhi, complice il metro e ottantacinque passati e la sua cascata di riccioli scuri.

“Oh, guarda questi cabrones. Vorrebbero mangiarti vivo, ma dovranno passare sul mio cadavere” bofonchia Zaaron, dopo aver dato una sbirciata in giro.

Harold si porta una mano alla bocca per nascondere un sorriso tutto fossette. La voce impastata dell’amico, lo fa davvero divertire.

“Grazie Zen, lo apprezzo molto. Comunque, ehm, di cosa parlavate? Se posso saperlo, se no fa nulla.”

“Del tuo essere diversamente etero, e che ieri sera ti sei addormentato con il cazzo all’altezza del suo culo, nel mio dannato letto.”

Harold, colto alla sprovvista, non riesce a replicare. Assume un’espressione di puro terrore.

“Oi, stai calmo, stavo scherzando” Edoran gli tira una pacca delle sue, senza smuoverlo di un centimetro “secondo te mi incazzavo per una roba del genere? Puoi dormire nel mio letto tutte le volte che vuoi, se sei amico dell’ispanico qui, sei anche amico mio.”

La barista richiama la loro attenzione, finalmente pronta per servirli.

Una manciata di minuti dopo, con i cocktail ben saldi tra le mani, i ragazzi si dirigono nella saletta semi deserta dei narghilè e ricominciano a parlare.

“Niko e Matth che fine hanno fatto?” domanda Zaaron, sistemandosi su un grosso cuscino su cui è raffigurata una mandria di cammelli.

“Non ne ho idea, credevo li avessi sentiti tu, amico.”

“Ehm, e… e Louis invece? Lui non viene?”

“Lascialo perdere doppia H. Quando si mette in testa che qualcuno gli sta sulle palle, è difficile fargli cambiare idea. È proprio un burro de mierda.”

“Ma… ecco io… vorrei provarci lo stesso” mormora.

Il pensiero che il collega lo odi non gli dà pace da quando è arrivato.

“Non guardate me” inizia Edoran alzando le mani tozze “non sono bravo in queste cose.”

La patata bollente, quindi, passa di nuovo a Zaaron.

“Non so dove sia e non mi va di scrivergli.”

Mentre quella conversazione si esaurisce, impigliandosi nel silenzio, in camera di Matth invece, Niko sta miscelando due parti alcoliche e del pessimo succo d’arancia in una bottiglia, facendo attenzione a non rovesciarne neanche una goccia.

“Porca troia tedesco, ti vuoi muovere?”

“Ecco qua! Il succo tossico è pronto. Così evitiamo di spendere miliardi al bar.”

“Perfetto, andiamo” conclude Matth scattando in piedi, mentre l’altro s’infila nello zaino la bottiglia con il cocktail appena preparato.

Brighton beach

Leeroy e Louis si sono spostati sui lettini del beach bar per stare più comodi. Conversano, godendosi la brezza marina che gli solletica la pelle. In lontananza il molo di Brighton Pier illuminato, fa da cornice alla bella serata. Hanno aperto da poco la terza birra e finito la canna, anche se Leeroy ha fatto giusto un paio di tiri, non essendo un fumatore abituale.

“Insomma? Siamo qui da un po’ e non mi hai raccontato niente di te” mormora Louis, prima di leccare la cartina. Un gesto che a Leeroy crea un attimo di scompenso.

“In realtà non c’è molto da dire, mi piace dedicare la vita ai piaceri e adoro nuotare.”

“Adori nuotare? Ah, beh, ovvio. Altrimenti non faresti il bagnino. Che idiota che sono.”

Un’altra cosa che Louis non fa mai davanti agli altri, è darsi dell’idiota, il che lo porta di nuovo a pensare che quel tipo abbia un forte ascendente su di lui.

La questione lo diverte e lo intimorisce allo stesso tempo.

“Le cose non sono per forza correlate. A te piace fare il cameriere?”

“Quelle folie! Certo che no. Lo faccio solo perché qui in Inghilterra è un lavoro ben retribuito.”

“Vedi?” Leeroy dà una generosa sorsata alla birra “io adoro nuotare, ma non impazzisco di gioia a stare seduto sulla torretta tutto il giorno.”

Louis si morde la lingua, poiché non gli sembra il caso di iniziare un turpiloquio su quanto non gli vada a genio il suo mestiere. Mostrare subito il suo lato lagnoso, non è certo il miglior modo per intrattenere una persona appena conosciuta. 

Si alza in piedi e si sfila il lupetto a collo alto, cambiando argomento.

“Facciamo un bagno.”

“Credo sia un po’ fredda.”

“I francesi non invitano mai una seconda volta.”

Leeroy capisce l’antifona.

Si rizza e si toglie la maglietta, scoprendo gli addominali cesellati. Sul volto gli si disegna il solito sorriso della conquista.

Lungomare

Quando finalmente Niko e Matth raggiungono gli altri, li trovano all’uscita del’Hen events intenti a discutere sul da farsi. Dopo un fugace scambio di opinioni, decidono di comune accordo di spostarsi allo Shoosh per proseguire la serata in discoteca. Sorpassato l’ingresso, nessuno dei ragazzi fa caso alle pessime condizioni in cui versa Zaaron. Rimasto indietro, si trascina quindi in bagno per darsi una rinfrescata al viso. Di solito, quando è conciato così male, Louis è al suo fianco e non lo perde di vista un attimo. La consapevolezza che invece, in quell’occasione, l’amico non correrà in suo aiuto, lo colpisce come uno schiaffo in pieno viso, spingendolo a uscire dal locale.

Intanto Niko, Matth e Edoran si stanno scatenando in pista, quando Harold li raggiunge trafelato.

“Ehm… ragazzi? Non trovo più Zen e neanche mi risponde al cellulare” grida, nel tentativo di sovrastare la musica.

“Pensavamo fosse con te” replica Matth, accompagnando la frase a dei gesti.

“Okay, calma. Vado io a cercarlo” conclude Niko solenne puntandosi il dito al petto.

 

Interessante, cosa ne dite?

Buona lettura!