Segnalazione:
Sotto il tulle

di
Elena Genero Santoro

Buongiorno lettori,
vi segnalo il romanzo: “Sotto il tulle” di Elena Genero Santoro, edito Leucotea.

Autrice già conosciuta per i romanzi Ovunque per teL’ultima risata.

Biografia:
Elena Genero Santoro è nata nel 1975 a Torino, dove attualmente risiede con il marito e i figli. Lavora nel dipartimento di ingegneria dei materiali di una nota casa automobilistica.

Scrive editoriali e recensioni di libri e film per il sito “Gli Scrittori della Porta Accanto”, di cui è co-fondatrice.

Il suo primo romanzo, “Perché ne sono innamorata”, edito da Montag, è uscito nel 2013. Sono seguiti “L’occasione di una vita” (Lettere Animate), “Immagina di aver sognato” e “Diventa realtà” (PubGold), “Ovunque per te”, “L’ultima risata”  e “Qualcosa di magico” (Policromia), “Claire nella tempesta” e “Stanotte o mai” (Leucotea). “Un errore di gioventù”, “Gli Angeli del Bar di Fronte” e “Il tesoro dentro” sono usciti in prima edizione tra il 2014 e il 2016 con 0111 Edizioni e ora sono stati ripubblicati con Gli Scrittori della Porta Accanto. È autrice del libro umoristico “Confessioni di una #badmum” e del saggio “Plasticamente, Le materie plastiche e le scelte ecofriendly”, con Gli Scrittori della Porta Accanto.

Genere: romanzo narrativa / romance
Editore: Leucotea
Data di pubblicazione: 21 febbraio 2023
Numero pagine: 184

Sinossi:
Elisa si è appena separata e, per riprendersi dall’ultimo faticoso periodo, si concede una vacanza in un villaggio turistico a Senj, in Croazia, con il figlio di due anni. Una volta lì scopre che il suo ex fidanzato, Ian, col quale aveva chiuso otto anni prima in modo brusco, è un animatore nella stessa struttura.

Elisa e Ian sono sorpresi di essersi incontrati, ma entrambi ritengono che quella sia una chance che il destino ha regalato loro affinché si chiariscano.

Nel frattempo Sara, una giovane manager di origine italo-nigeriana, diventa direttrice del villaggio e inizia a mettere in croce i dipendenti con richieste sempre più pressanti.

Mentre Elisa e Ian cercano di ritagliarsi dei momenti per stare insieme, le loro vite si intrecciano con le vicende personali di Dragan, skipper al servizio del villaggio, che da un po’ di tempo è colto da uno strano malore che si manifesta ogni qualvolta deve condurre la sua barca. Eppure il medico gli assicura che è sano.

Elisa trascorre del tempo con Dragan e solidarizza con lui, perché anche lei è afflitta da un problema a cui i dottori non danno peso.

A rimettere qualche tassello a posto ci penserà Alessandro, Ale, fratello di Ian e medico, che è arrivato a Senj per fare una vacanza con la fidanzata Valeria.

“Sotto il tulle” un romanzo d’amore e di disabilità invisibili. Elisa convive con un dolore legato al ciclo mestruale, spesso ignorato dagli stessi medici e talvolta addirittura sbeffeggiato dalle donne che non ne soffrono.

Anche Dragan combatte tutti i giorni con un problema invalidante, che affonda le radici in una storia famigliare drammatica, segnata dalla guerra nella ex Jugoslavia degli anni Novanta.

Sarà proprio la disabilità invisibile a porre Elisa e Dragan sulla stessa lunghezza d’onda.

 

Vi lascio anche degli estratti:

Estratto 1
E all’improvviso quella cosa. Come una spina piantata nel collo. Una puntura che non gli permetteva di deglutire. Portarsi le mani sul pomo d’Adamo non gli servì a nulla. Dragan afferrò una bottiglietta d’acqua e mandò giù un sorso. Ma fu peggio. Gli sembrava che l’acqua lo stesse soffocando, ma la barca come sarebbe tornata al porto senza di lui?

Tossì, poi strinse il timone e deglutì piano. Quando Senj, di fronte, diventò qualcosa di più che un paesaggio in cartolina, la puntura in gola si sciolse. Dragan smise di deglutire saliva e finalmente si rilassò. Poi attraccò la barca al molo, aiutò i passeggeri a scendere e infine si diresse al villaggio turistico.

 

Estratto 2
Elisa si piegò su se stessa, conficcò la testa tra le ginocchia. La morsa che la stringeva era sempre più feroce, tanto da frullarle tutti i pensieri e disperderli dentro un vortice grigio. Lo smeraldo delle foglie, il turchese dell’acqua: era sparito tutto. Restava nebbia. Dragan badava a Sandro. Giocava con lui seduto di fianco a lei. Gli propinava una versione croata del “Caval del Signorino”. La sua voce che canticchiava le giungeva nelle orecchie come se provenisse da un altro pianeta. Se quel giorno fosse stata da sola avrebbe dovuto chiamare i soccorsi. Forse era il caso di chiamarli davvero. Faceva tanto male. Tanto da togliere il fiato. Prese un’altra bustina. Ne mandò giù il contenuto. Rimise la faccia tra le ginocchia. Si coprì la testa con le mani. La parve di scivolare, giù, nel vortice dei suoi pensieri. Cercava di afferrarli mentre cadeva con loro. Lucio, la separazione, il fallimento. L’affido condiviso di Sandro. Sua suocera, che non pativa le mestruazioni, al contrario di lei che era una rammollita. Lucio che la rimproverava di essere troppo lamentosa. Ian che la considerava una viziata. Le frecce che sentiva conficcate nell’addome e che le offuscavano la vista, che le facevano girare la testa, che la facevano ruotare nel turbinio della caduta.

Non seppe dire quanto tempo passò, ma d’un tratto la morsa si allentò, la lancia tra ombelico e vagina si spuntò. Elisa riprese a respirare. Il diaframma tornò libero. Scollò le mani dalla testa e la faccia dalle ginocchia. Si guardò intorno. Trovò gli occhi verde-azzurri di Dragan ad attenderla e le sue braccia intorno alle spalle, che la circondavano salde. Che la proteggevano e scacciavano il dolore. Sandro si era addormentato sulle gambe di Dragan. Di nuovo spento come una lampadina. Una leggera brezza era tornata ad accarezzarli.

 

Estratto 3
Elisa seguì Dragan dentro casa, in una specie di salotto angusto, che odorava di fritto stantio.

Dragan sparì al piano superiore. Una donna anziana, coi capelli raccolti sulla nuca e le rughe che le striavano il volto, si affacciò per un attimo. Era minuta, ma con i fianchi larghi. Indossava un grembiule lercio sul davanti. Bofonchiò parole incomprensibili. Poi si rintanò nella stanza attigua. Le voci alte del televisore giunsero fino a lei.

Poco dopo Dragan tornò. Incitava un ragazzo grande e grosso a farsi avanti. Lo teneva per un braccio, lo invitava a camminare verso di lei. Quello sbatteva grandi occhi neri da bambino, si guardava intorno, pareva spaesato, anche se era a casa sua.

Goran non assomigliava per nulla a Dragan. Era scuro, peloso, con un unico sopracciglio spesso, unito sul naso a patata. Era alto, grosso, ma disarmonico. Il caos che aveva nel cervello si rispecchiava nella scomposizione delle sue forme e proporzioni. Però le parve che per un attimo le avesse sorriso. Un bambino di quasi quarant’anni.

 

Interessante, cosa ne dite?

Buona lettura!